sabato 5 luglio 2008

Parigi 1985 - 16

Parigi 1985 - 16

Mi chiedono cosa mi ha colpito del Louvre.
La Gioconda, rispondo subito, e poi il Louvre stesso con quei suoi corridoi senza orizzonte, con le opere di tantissimi buoni pittori che si annullano nella massa e vengono annichilite ulteriormente dall'improbo confronto con decine di capolavori, poi il bar sulla terrazza del museo che inaspettato mi concesse un po' di aria e di calorie evitandomi un clamoroso tracollo.




Ma l'amico, esperto d'arte, insiste per avere i miei giudizi sulle opere esposte. Io, che conscio della mia pregevole ignoranza avevo cercato di evitare una simile specificazione, azzardo con molta umiltà una serie di personalissime impressioni.
Innanzitutto mi ha colpito l'attualità della bellezza delle donne del Botticelli che non ha pari tra i pittori della sua epoca ed anche di tante epoche successive, affollate sempre di paffute matrone.
Poi ho scoperto che i Fiamminghi, che credevo di gradire, in realtà mi piacciono molto meno di quanto mi aspettassi; di loro salvo solo i ritratti di tavolate di popolani, che sembrano quasi caricature ma che esprimono pienamente la straordinaria vitalità di quel popolo di infaticabili mercanti che nel diciassettesimo secolo si sparsero per il globo tanto da farli definire il quinto elemento del mondo dopo aria, terra, acqua e fuoco.
Infine sono stato colpito dall'arte spagnola: fredda, statica, profondamente religiosa. E' l'immagine fedele di quel paese e della sua storia soffocata.




Il Louvre, concludo, è un grandissimo museo perché riunendo tutte le scuole e tutte le epoche permette e stimola una infinità di confronti e paragoni.
L'amico sorride e mi domanda da quanto tempo io non vada a "stimolarmi" agli Uffizi, altro immane museo a venti minuti da casa mia.
Confuso e vergognoso conto gli anni e mi chiedo se mai riuscirò ad applicare alla mia città la sensibilità e la curiosità che sto dedicando a Parigi. Il fatto è che io ci vivo e niente si nota meno di quello che si ha sotto gli occhi. Qui invece trascorro le mie giornate in assoluta contemplazione, senza altro problema che quello di raccogliere più immagini e sensazioni possibile.
Se uno riuscisse sempre a distaccarsi un po' dalla realtà contingente, dalla routine di tutti i giorni, il mondo apparirebbe molto più ricco e la felicità, forse, meno lontana.



Testi di Sergio Calamandrei (www.calamandrei.it)

Foto di Akio (Caro televip e A video spento)

 


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Segue…










1 commento:

akio ha detto...

resto sempre estasiato dala bellezza della grande odalisca... e vedermela lì a mezzo centimetro dal mio naso.... emozionantissimo. ciao sergio!