lunedì 30 giugno 2008

Musica Nera di Leonardo Gori

Ho letto Musica Nera di Leonardo Gori.


Avevo già avuto modo di parlare ampiamente della presentazione di questo libro in un post  dell'8 aprile 2008.



Immagine di Musica nera

Musica Nera è un'indagine di Bruno Arceri, ormai sessantenne, ambientata a Viareggio negli anni 60. Un omaggio al Jazz, grande passione di Leonardo Gori.


Il romanzo ci presenta in maniera indimenticabile una Viareggio ormai scomparsa, con puntate anche all'aeroporto del Cinquale, dove capito ogni estate.


Molto belli alcuni personaggi, mentre non ho gradito il finale, per motivi di mio mero gusto su cui non è il caso di soffermarsi troppo essendo inopportuno parlare dei finali dei gialli.


Un romanzo da consigliare, in particolar modo a chi ama la musica nera.

venerdì 27 giugno 2008

Parigi 1985 - 13

Parigi 1985 - 13



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Tour de Montparnasse: cinquantanove piani che si affacciano sulla Senna. Dalla grande terrazza l'orizzonte circolare sembra quasi falso, un insieme di cartoline panoramiche attaccate una all'altra.
La visione collettiva di tutti i monumenti di questa città mi dà finalmente, dopo dieci giorni, la consapevolezza piena di essere a Parigi.




 


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giovedì 26 giugno 2008

Parigi 1985 - 12

Parigi 1985 - 12



La notte la piazza dell'Hotel de Ville risplende con i suoi lampioni severi e le sue fontanelle discrete.
Ancora una volta l'illuminazione gioca un ruolo importante nel creare bellezza.
Curioso è l'effetto della bianca facciata che pare crearsi un varco nei tetti neri: il palazzo assume una dimensione irreale; sembra quasi un modellino da quanto è preciso e ben tenuto.
La piazza, poi, vede accresciuto il suo fascino dal fatto di essere relativamente poco frequentata.
Anche qui, ascoltando il suono delle cascatelle, potrei stare seduto per ore.



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lunedì 23 giugno 2008

Parigi 1985 - 11

Parigi 1985 - 11 



L'atmosfera è quasi asettica, con una scrivania, due comode poltrone, il telefono a portata di mano, il blocco per prendere appunti, i grandi vetri dai quali noi ci affacciamo perplessi.
L'unica nota stonata in quello che potrebbe sembrare un normalissimo ufficio è rappresentata da un classico confessionale messo in un angolo, certo riservato ai più timidi o ai conservatori ad ogni costo.
Ci troviamo all'interno di una delle navate di Notre-Dame. Poco più in là un vasto bancone illuminato che vende ricordi e santini contribuisce ancora di più a sminuire quel poco di sacralità che la magnifica cattedrale riesce a malapena a salvare dall'assedio implacabile di torme di turisti frettolosi e fotografanti.
Di fronte al metodo moderno di confessarsi provo una certa irritazione. E non è un cieco attaccarsi alla tradizione, non è un richiamarsi alla italica e dunque cattolica cultura; è una specie di fatto estetico, è il fastidio quasi fisico che provo quando la conversazione dei due oltre il vetro è interrotta dal telefono e il prete inizia a parlare e sorride e prende nota, certo ha fissato un appuntamento.
Non possono gestirmi con fare così manageriale, tecnico, privo di sentimento, di sofferenza e di mistero quella fede di così difficile conservazione che purtroppo io un giorno, forse proprio per questo, persi.
Attoniti, lasciamo Notre-Dame. Più tardi, tra i marmi severi della deserta Madeleine, nelle sue luci fioche, ritrovo finalmente la solenne distinzione tra il sacro e il profano e, con discrezione, ne gioisco.





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venerdì 20 giugno 2008

Parigi 1985 - 10

Parigi 1985 - 10

Colonnine, statue, altorilievi e guglie adornano Notre-Dame.
Vi si legge dietro il lavoro oscuro di centinaia di artigiani ognuno dei quali ha contribuito individualmente, con genio o con semplice manualità, a questa secolare opera.
E' la somma di molteplici e variati sforzi come questi che ci ha regalato i talora asimmetrici capolavori medievali.
Ora non esiste più niente di simile; le costruzioni moderne sono monumenti immensi a gloria del loro unico artefice: l'architetto.




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Sono stato alla Defense, il quartiere moderno. Lì tutti i migliori architetti hanno realizzato ognuno il suo grattacielo. Tutti questi grandissimi palazzi sono coordinati in un vasto complesso interdetto alle macchine e decorato da giardini e fontane.



La Defense è molto bella, è la migliore espressione complessa di architettura moderna che io sinora abbia visto ma è una bellezza geometrica e razionale, liscia di specchi e acciai, vi regna un'armonica simmetria di squadre e compassi che non dispiace, che rallegra ma che non può commuovere perchè manca di pàthos, di drammaticità.
Un grattacielo nasce dallo sforzo di una azienda, non dal contributo totale di una città e nasce in cinque anni, senza coinvolgere i decenni e i secoli. Ma soprattutto, come ho già detto, geometria e simmetria ben poco concedono all'apporto dei singoli. Unico resta l'architetto; per gli altri rimane la consueta alienazione della produzione industriale di massa. 
 



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giovedì 19 giugno 2008

Parigi 1985 - 9

Parigi 1985 - 9



Siamo stati, come d'obbligo vista l'eccezionalità dell'esposizione, a visitare la grande mostra degli impressionisti tenuta nel grazioso museo Jeu de Paume. Un'amica, esperta di storia dell'arte, ci spiegava con ardore quello che osservavamo raddoppiando in tutti noi interesse e piacere.
Fu lì che compresi, mai troppo tardi, come sia importante avere una buona guida che oltre che "vedere", faccia "capire" le cose.
Pur nella nostra modesta cultura artistica azzardammo pareri e giudizi e nacquero discussioni ed addirittura fazioni.
Io, che amo i paesaggi, presi ad adorare Monet e tra i minori gradii Sisley e Pizzarro.
Il fatto che apprezzassi solo in parte Renoir e per niente Cézanne, Manet, Toulouse Lautrec e Van Gogh fu considerato da taluni provocatorio e forse in parte lo era: spesso accade, infatti, nelle discussioni, di radicalizzare le proprie tesi per il solo gusto di contrariare gli altri.


Comunque, a parte questi divertimenti retorici e sofistici, l'importante è ricordarsi sempre che al di là delle preferenze, che in quanto tali sono soggettive ed arbitrarie, quel che conta è osservare e confrontare, esaminare tutto con attenzione ed umiltà, vedere se in qualche modo riusciamo ad ampliarci ed arricchirci. Ma questo naturalmente vale in ogni cosa, non solo per le mostre.
Peccato che tutto ciò non sia semplice da ricordarsi; così spesso mi accorgo che, senza volere, umilmente pontifico.



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martedì 17 giugno 2008

Parigi 1985 - 8

Parigi 1985 - 8

Il Louvre in meno di due ore distrugge i suoi visitatori; s'incrociano negli interminabili corridoi automi dal passo stanco e dallo sguardo spento.


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L'abbondanza di capolavori genera indifferenza; ne fanno le spese soprattutto gli autori minori, si cammina svogliati, si cercano i divani. Triste rivelazione è passare di fronte ad uno specchio: talvolta, sconvolti, non ci si riconosce neppure.


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La Gioconda è un quadro immenso che palpita delle tue stesse emozioni: se sei triste Monna Lisa condivide il tuo cruccio, se sei contento si allarga il suo sorriso e sempre, in ogni caso, siete soli tu e lei perchè ovunque i suoi occhi ti seguono e si fissano nei tuoi. Come non si può amare un quadro che vive, anche se solo di luce riflessa?


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lunedì 16 giugno 2008

Parigi 1985 - 7

Parigi 1985 - 7

Ammirando i quadri del Louvre spesso capita di dimenticarsi del Louvre stesso.
Per fortuna talvolta, incastrata tra due opere, mi rapisce una finestra con scorci magnifici sull'immenso cortile.




Esamino con più attenzione le sale, astraendomi da dipinti e turisti. E' difficile immaginare che degli uomini abbiano vissuto in queste stanze rarefatte, in questi corridoi senza fine; siamo troppo distanti dal concetto di abitazione.
Ma il Louvre non era una dimora; era una reggia, anzi, l'incarnazione massima del concetto di "grandeur", di vastità, di imponenza che permea tutta Parigi. In effetti ogni monumento, ogni parco parigino è fatto per destare questa impressione di magnificenza e sovrabbondanza.




Oserei dire che Parigi è una città per certi versi esagerata. E' una città coreografica fatta forse più per essere ammirara che vissuta; basti pensare alle mille fontane ed ai suoi giardini perfetti ma incalpestabili. E' una città alla quale la storia, attraverso secoli di sovrani potenti e orgogliosi, ha dato una impronta unitaria e precisa come di raro capita osservare.
Ancora oggi Parigi è il simbolo della Francia e come tale viene mantenuta curatissima ed impeccabile, senza crepe nei muri, senza sporco per terra, senza aiuole devastate.
Così, a testa alta, Parigi si sottopone all'implacabile flusso di turisti e ne esce vincitrice. E tutto ciò ci turba leggermente, perchè gli italiani temono l'orgoglio, ma non può che essere ammirato ed apprezzato.
Un po' invidiosi, un po' sarcastici, a chi ci chiede rispondiamo che Parigi è troppo bella per essere vera.





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venerdì 13 giugno 2008

Svaniti nel nulla

Ho letto Svaniti nel nulla di Paco Ignacio Taibo II (Il Saggiatore). 



Immagine di Svaniti nel nulla

Un romanzo con protagonista l’investigatore Héctor Belascoaràn Shayne, brutto ed orbo. Probabilmente non è una delle migliori avventure di Belascoaràn, che non conoscevo. Rende comunque una chiara idea della difficoltà che l’esercizio dei più basilari diritti umani ha incontrato nella storia, anche recente, del Messico.


Il detective deve discolpare un insegnante inviso alle autorità dall’accusa di aver ucciso un uomo il quale è in realtà vivo e vegeto e continua a vivere nel suo villaggio sotto gli occhi di tutti e protetto dalla polizia.


Il romanzo mi ha colpito anche per la sua brevità, circa 18.000 parole, ovvero circa 100.000 caratteri. Quello di poter scrivere romanzi brevissimi è un privilegio dei grandi autori che hanno personaggi seriali.


Il Saggiatore Net, però, onestamente ha messo nel 2007 al volume il prezzo di sette euro, commisurato alla consistenza dell’opera.


Ben diverso e spiacevole effetto mi fece, invece, la pubblicazione nel 2002 di Senza sangue di Baricco, un racconto neppure lunghissimo (circa 12.000 parole) che venne venduto per 10 euro che corrispondevano a poco meno di 20.000 lire del 2002, prezzo ora modesto, ma allora quasi elevato per un libro.


 Immagine di Senza sangue


A proposito; l’Istat avrà per caso calcolato il tasso di inflazione dei libri in questi anni? Sarei davvero curioso.

giovedì 12 giugno 2008

Parigi 1985 - 6

Parigi 1985 - 6


 



 


 


"Parigi è una città bellissima e fredda,
di preziose fontane
e calcolati monumenti.
Fatta per esser bella
inganna gli occhi ma non il cuore."



 


  



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mercoledì 11 giugno 2008

Parigi 1985 - 5

Parigi 1985 - 5

Di fronte a Notre-Dame lentamente si diradano rabbia e malumore.
Questa magnifica chiesa, non riuscirò mai a capire come questo insieme disarmonico e massiccio possa risultare così bello, ha il magico potere di dispensare serenità.
Resto a contemplarla assorto, quasi senza pensare.




Nella notte il suo volto chiaro risalta contro il cielo; se si alza appena lo sguardo, prescindendo dai pochi turisti, si può provare per qualche istante la sensazione intensa di essere tornati in epoca medievale. Probabilmente sono i ventotto re di Israele che dall'alto della facciata ci guardano severamente.





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martedì 10 giugno 2008

Parigi 1985 - 4

Parigi 1985 - 4

Le strade di Parigi, come quelle di Londra, rilucono di insegne voluminose e sgargianti; la loro rigorosa geometria pare esagerata ai nostri occhi latini abituati a ben più pacati annunci.


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Le strade del nostro quartiere parigino abbondano poi, inspiegabilmente, di farmacie mentre latitano senza scampo i cestini dei rifiuti. Noi, nel tentativo improbo di non apparire i soliti italiani dispensatori di cartacce, giriamo per isolati infastiditi ed oppressi dai nostri rifiuti di così difficile collocazione.



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sabato 7 giugno 2008

I delitti di Alleghe

Per gli appassionati di storie vere, segnalo una serie di post sui delitti di Alleghe pubblicata sul blog di Roberto Santini.


Si tratta di una serie intricata di delitti commessi tra il 1933 e il 1946 ad Alleghe conclusasi dal punto di vista giudiziario con una serie di condanne che lasciano negli osservatori notevoli perplessità.


Di questa vicenda ne parlò il giornalista Sergio Saviane in un libro e Carlo Lucarelli nella trasmissione "Blu notte".


E' una storia affascinante, che se l'avesse inventata un giallista non gli si crederebbe (per esempio: le indagini inizialmente stabiliscono che una ragazza si è suicidata tagliandosi la gola trascurando il fatto che poi il rasoio è stato rinvenuto chiuso in un armadio). 

giovedì 5 giugno 2008

Parigi 1985 - 3

Parigi 1985 - 3

La metropolitana.




Prima che ne parli è bene precisare che io adesso la odio.
Mi ricordo i primi giorni; divertiti cercavamo le direzioni, quasi una caccia al tesoro. Contavamo le fermate fatte e quelle che mancavano, ci si dilettava sulle cartine a cercare gli itinerari più veloci, si ammiravano le stazioni; alcune, splendide espressioni di architettura moderna.



Poi, col passare dei giorni, come in tutte le cose, l'abitudine soffocò l'entusiasmo ed iniziò l'insofferenza per il tempo speso in quei sotterranei; facemmo indigestione di scale mobili e cancelletti metallici.



A mente fredda resta un certo senso di disagio che permea questo sibilante mezzo di trasporto. Le luci artificiali, le pareti incombenti sulle carrozze, ricreano quasi quella penosa condizione che è propria degli ascensori: siamo qui, momentaneamente insieme, ora come ora interessi comuni e contingenti ci uniscono ma una volta arrivati alla stazione le nostre strade si divideranno, dunque perché perdere tempo a salutare il mio vicino.



Però un po' di rimorso per le occasioni di incontro perdute rimane e queste persone che ti siedono davanti non puoi stare certo a fissarle, allora, non siamo in tram, maledizione, e non si può guardare fuori, tocca abbassare gli occhi o fare lo sguardo vacuo, perso nel nulla, tipico dell'alienazione moderna. Oppure, se in compagnia, si chiacchiera vigorosamente e questo è ancora più offensivo per gli altri che sono a un metro e per te è come se non esistessero.




La metropolitana, se uno si lascia prendere da questi pensieri, diventa una specie di castigo o pedaggio da subire ogni volta che occorre spostarsi; soprattutto, poi, la sera quando si ha una rarefazione dei passeggeri e sorge una malcelata tensione con tutti che si spiano di soppiatto sorvegliando in particolare gli elementi meno raccomandabili ed ognuno cerca di farsi notare il meno possibile, si fa piccino e guarda il buio che scorre oltre i vetri.
La metropolitana è molto comoda, pensavo tornando in Italia, ma sono contento che nella mia città non esista. Più di centoventi corse in un mese giustificano ampiamente questo mio stato d'animo.





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mercoledì 4 giugno 2008

Orme Gialle: esce Anonima Assassini II

 


Stasera il circolo ORME GIALLE di Pontedera, che ha come presidente Carlo Lucarelli, presenterà l'ultimo libro di Massimo Carlotto.


Nel corso dell’incontro, verrà presentata ufficialmente l’Antologia Anonima Assassini II, con i racconti vincitori del concorso Orme Gialle 2007, edita da Tagete Edizioni.


Tra questi racconti figura anche il mio Dante e Beatrice, 18 vite spezzate


Ecco la locandina dell'incontro.


Mercoledì 4 Giugno – ORE 21,30


 


AUDITORIUM MUSEO PIAGGO


PONTEDERA


 


MASSIMO CARLOTTO


presenta


CRISTIANI DI ALLAH


NOIR MEDITERRANEO


(Edizioni e/o)


 


conduce Alessandro Celoni


 


Algeri, 1542. Il Mediterraneo è teatro di guerre, razzie, traffici di schiavi, scontri ideologici e religiosi. La possente armata di Carlo V, punta di lancia della Cristianità, viene annientata alle porte della capitale nordafricana dai corsari di Hassan Agha, che reggono la città per conto del sultano di Costantinopoli.
I corsari sono in gran parte dei rinnegati, europei cristiani che hanno abbracciato l’Islam, per interesse, come scelta di libertà o più semplicemente per poter saccheggiare navi e depredare le coste del Mediterraneo sotto la protezione della Sublime Porta.
Anche Redouane e Othmane, i protagonisti del romanzo, sono dei corsari rinnegati. Il primo albanese, il secondo tedesco, ex lanzichenecchi, hanno scelto la libertà di Algeri, da dove salpano sul loro sciabecco per le scorrerie e dove credono di poter vivere indisturbati la loro storia d’amore proibita.
Othmane però commetterà l’errore di invaghirsi di uno dei giannizzeri, i fanatici e spietati cani da guardia del sultano, e trascinerà anche Redouane in un gorgo di vendette, agguati, intrighi.
In un’Algeri affascinante, sensuale e selvaggia, magistralmente ricostruita nella sua vivacità cosmopolita, si dipana la trama di questo romanzo di avventure che va alle origini del noir mediterraneo.


 


Massimo Carlotto è nato a Padova nel 1956 e vive a Cagliari. Ha vinto numerosi premi letterari ed è stato tradotto in vari paesi. E’ uno dei maggiori autori europei di noir, in particolare di quel genere noir mediterraneo che individua in questa area un centro di scontro criminale e politico. La serie dell'Alligatore comprende: La verità dell'Alligatore, Il mistero di Mangiabarche, Nessuna cortesia all'uscita, Il corriere colombiano e Il maestro di nodi. Le Edizioni e/o hanno anche pubblicato i suoi due romanzi-reportage: Il fuggiasco e Le irregolari. E in seguito i romanzi noir Arrivederci amore, ciao e L'Oscura immensità della morte. Niente, più niente al mondo, è stato pubblicato dalle Edizioni e/o nella collana Assolo, mentre il suo ultimo impegno letterario Nordest, scritto a quattro mani con Marco Videtta ha raggiunto la Top Ten nelle classifiche di vendita ed è fra i sei vincitori del Premio Selezione Bancarella 2006.




 

martedì 3 giugno 2008

Parigi 1985 - 2

"A chi dovesse leggere

 

Se le pagine di questo libro ammettono qualche verso felice, voglia perdonarmi il lettore la sgarberia di averlo usurpato io, anticipatamente. Le nostre quisquilie differiscono poco; ordinaria e fortuita è la circostanza che tu sia il lettore di questi esercizi, e che io ne sia l'estensore."

 

J. L. Borges

 

 

Nelle tenebre sfrecciano le luci delle case.

Niente è più relativo del movimento di un treno.

 

Un'aria fresca e lucida di mattino ci accoglie a Parigi.

Su di noi incombe pacata la Gare de Lyon, indifferente ormai, dopo tanti anni, agli stupori di chi arriva e ai saluti di chi parte.

L'insindacabile destino ferroviario, operando nella notte con scambi e locomotrici, ha decretato che il nostro vagone si fermi quasi alla periferia estrema della pensilina.

Meccanicamente, affannosamente scendiamo; nessuna frase storica segna i nostri primi passi in questa mitica città. Tutto appare così irreale, contingente, un tenue proseguimento del dormiveglia in cuccetta.

In effetti mi ci vorranno alcuni giorni per rendermi conto che sono a Parigi. Per ora invece corricchio lungo il binario per accaparrarmi uno dei carrelli per il trasporto delle valigie di cui mi han detto son piene le stazioni francesi.

Disgraziatamente, essendo questi carrelli tanto comodi, per quanto ci si sforzi in ricerche e pedinamenti non se ne trova uno libero.

Ritornando senza preda al mio binario dove gli altri mi stanno aspettando mi sento particolarmente avvilito. Trasportare i bagagli a mano, oltre ad essere ben più faticoso, mi pare una cosa così poco francese, quasi banale.









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