venerdì 27 aprile 2007

Se una notte d'inverno un lettore...


La Proposta di Nino Filastò



Sono andato questo inverno a un piacevole incontro sul giallo con Nino Filastò (noto penalista e scrittore fiorentino), alla Biblioteca dell’Isolotto (Firenze, Viale dei Pini 54) organizzato da LIB(E)RAMENTE Associazione amici della biblioteca dell’Isolotto. Tra l’altro, ho constatato che questa biblioteca, che non conoscevo, è veramente ben fornita e molto organizzata. C’erano una quindicina di persone molto curiose e attive che hanno improvvisato un dialogo con l’autore davvero interessante. Si è parlato un po’ di tutto, spaziando ben oltre i gialli. Al termine della serata ho comprato, su consiglio dell’amico Graziano Braschi, il romanzo La Proposta che Filastò mi ha cortesemente autografato.


La Proposta è un vecchio romanzo del 1991 di genere giallo fantascientifico (o di fantascienza gialla) pubblicato nel corso del tempo da varie case editrici. Non dirò quale editore aveva stampato la copia che ho comprato, per motivi che presto saranno chiari.


La Proposta narra di un modo futuro un po’ degradato, con città sviluppate su vari livelli dove la plebaglia risiede ai piani inferiori, nei quali non giunge mai il sole. Il protagonista è un uomo che porta il significativo nome di Degrado e che come di mestiere fa l’insistente, una sottospecie di avvocato che le persone meno abbienti assoldano per risolvere le loro piccole grane burocratiche. Degrado deve rintracciare una donna scomparsa con sua figlia. Nella città, intanto, persone potenti e ricchissime stanno lanciando, riuscendoci, una campagna pubblicitaria per convincere l’opinione pubblica a far diventare legale mangiare bambini.


Il libro è divertente e scritto molto bene. Dal punto di vista tecnico ho apprezzato il modo con cui Filastò ci descrive quella futura civiltà: le informazioni non sono spiattellate lì come in un depliant illustrativo ma vengono fornite - direi: emergono - man mano che la storia prosegue e sono inserite sempre in maniera funzionale al proseguimento della trama.


L’unico difetto che ho riscontrato in La proposta è che non so come va a finire.


Mi è capitata infatti una disavventura tipo quella di Se una notte d'inverno un viaggiatore: a pagina 144 della mia copia del libro, Degrado entra in una stanza e a pagina 145 inizia il capitolo 5 di un racconto giallo di ambientazione anglosassone, con protagonisti tali Laura Hunt e Waldo. Questo racconto, di cui mi manca tutta la prima parte, si conclude in una trentina di pagine e poi il libro finisce. Mi sono messo a curiosare su internet e ho trovato che il brano che si è infiltrato nella Proposta è la parte finale del poliziesco Laura del 1943 di Vera  Caspary da cui è stato tratto il film Vertigine (Laura) del 1944 di Otto Preminger.  


 


Contatterò Filastò per sapere se mi può mandare la parte del romanzo che manca, ma conserverò con affetto questa particolare copia del libro, arricchita anche dalla dedica dell'autore.

giovedì 26 aprile 2007

La Biblioteca Nazionale di Firenze

Due parole sulla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la biblioteca alla quale per legge deve essere spedita una copia di ogni libro che viene stampato in Italia, ovvero, di conseguenza, la biblioteca che contiene tutti i libri pubblicati dal 1870 in poi.


Già questo mette una certa impressione.


Si consideri che poi, almeno ai tempi miei, moltissimi studenti, sia fiorentini che fuorisede, andavano a studiare tutti i giorni in Nazionale.


Si può comprendere così come la BNCF abbia un peso importante nell'immaginario di tanta parte dei fiorentini (e dunque, come potevo fare a meno di ambientarci un libro). 


Riporto alcuni dati tratti dal sito della BNCF.


Patrimonio librario





La Biblioteca dispone di un patrimonio di oltre 5.300.000 volumi a stampa, 115.000 testate di periodici di cui circa 15.000 in corso, 3.700 incunaboli, 25.000 manoscritti, 29.000 edizioni del XVI secolo e circa 1.000.000 di autografi. Le scaffalature dei depositi librari coprono attualmente 105 Km  lineari, con un incremento annuo di 1 Km e 475 metri.

Questa ricchezza fa della BNCF la più importante biblioteca italiana, nonché l'unica che possa documentare nella sua interezza lo svolgersi della vita culturale della Nazione.





http://www.bncf.firenze.sbn.it/informazioni/testi/patrimonio.htm


 


 


Origini e funzioni della Biblioteca






L'attuale Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ha origine dalla biblioteca privata di Antonio Magliabechi, costituita da circa 30.000 volumi, lasciata nel 1714, secondo il suo testamento, "a beneficio universale della città di Firenze".
Per incrementare la nascente Biblioteca nel 1737 fu stabilito per decreto che vi fosse depositato un esemplare di tutte le opere che si stampavano a Firenze e dal 1743 in tutto il Granducato di Toscana.
Nel 1747 fu aperta per la prima volta al pubblico con il nome di Magliabechiana. Negli anni seguenti la Biblioteca fu arricchita da numerosi lasciti e doni, a cui si aggiunsero poi le librerie ex monastiche incamerate a seguito delle soppressioni delle corporazioni religiose.

Nel 1861 la Magliabechiana venne unificata con la grande Biblioteca Palatina (costituita da Ferdinando III di Lorena e continuata dal suo successore Leopoldo II) ed assunse il nome di Biblioteca Nazionale e dal 1885 l'appellativo di Centrale. Dal 1870 riceve per diritto di stampa una copia di tutto quello che viene pubblicato in Italia.

Originariamente la Biblioteca ebbe sede in locali che facevano parte del complesso degli Uffizi; nel 1935 fu trasferita nella sua sede attuale, costruita, a partire dal 1911, su progetto dell'architetto Cesare Bazzani e successivamente ampliata dall'architetto V. Mazzei.
L'edificio, uno dei rari esempi di edilizia bibliotecaria, fa parte dell'area monumentale del complesso di Santa Croce. Dal 1886 al 1957 la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (BNCF) ha pubblicato il "Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa", divenuto a partire dal 1958 "Bibliografia nazionale italiana" (BNI).
La BNCF è anche sede pilota nella creazione del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) che ha come obiettivo l'automazione dei servizi bibliotecari e la costruzione di un indice nazionale delle raccolte librarie possedute dalle biblioteche italiane.

L'alluvione del 1966 ha causato gravissimi danni, in particolare all'intera emeroteca, alla preziosa raccolta delle Miscellanee, al fondo Magliabechiano, al fondo Palatino e a numerose altre raccolte, nonché a tutti i cataloghi a schede e a volume, all'apparato bibliografico delle sale di lettura e agli arredi.
Parte rilevante dei fondi danneggiati sono stati recuperati ad opera del Centro di restauro appositamente creato, ma una parte consistente è andata definitivamente perduta.





http://www.bncf.firenze.sbn.it/informazioni/testi/origine_e_funzione_della_bibliot.htm


 


 

mercoledì 25 aprile 2007

Una comunicazione di servizio

Oggi niente post impegnativi, dato che è festa


(a parte il fatto che sono qui a fare i 730 dei miei familiari. Odiosi, i 730).


Solo una comunicazione di servizio.


 


Ho aggiornato il mio sito www.calamandrei.it inserendo sia nella home page che in Saggi (?) e riflessioni un paio di brani tratti da questo blog e uno che ancora non ho voluto postare. Forse in futuro lo farò.


 

martedì 24 aprile 2007

Gomorra di Roberto Saviano

Il libro Gomorra di Roberto Saviano parla della profonda influenza della Camorra sulla vita del nostro paese.


Gomorra è un'opera più giornalistica che letteraria, anche se si muove in taluni casi un po' al confine, con l'intento, quasi sempre riuscito, di coinvolgere emotivamente il lettore nell'inchiesta. Ma il libro è davvero impressionante nei suoi contenuti ed andrebbe fatto leggere a scuola, magari al posto dei Promessi Sposi (entrambi, in fondo, trattano dell'arroganza e dello strapotere dell'illegalità).



Dopo che lo hai letto capisci perché in Italia non ci sono tanti giornalisti che fanno inchieste vere: è inutile.



In un paese decente dopo l’uscita di un libro che racconta cose come queste (ma in teoria non ci sarebbe bisogno di aspettare un libro) la lotta alla criminalità e la riconquista della sovranità dello Stato e della legalità su una parte così ampia del suo territorio sarebbe la prima delle priorità del governo e dell’opinione pubblica. Invece non succede niente. Come non succede niente dopo le inchieste di Report e di altri pochi che continuano a denunciare cose gravissime. Dopo averle sentite, queste inchieste, ci si aspetterebbe per il giorno dopo sconquassi politici e giudiziari, invece non succede mai nulla. Allora è inutile fare le inchieste. Fanno bene i giornalisti che si occupano del Grande Fratello.


 

Io Gomorra l'ho regalato a molti, in ogni occasione, perchè mi pare un gesto di civiltà e perchè mafiosi e camorristi non sono un problemi di quelli che stanno sotto Roma ma sono già arrivati anche qui, e li abbiamo sotto casa e non ci rendiamo conto di niente.

lunedì 23 aprile 2007

L'occasionissima del lunedì

Mi sta venendo il timore che chi frequenta questo blog possa iniziare a pensare che sono una persona seria.


 


Al fine di evitare ogni rischio in tal senso, oppure che si mi si possa sospettare di intelligenza, questo lunedì vi consiglio di leggere il mio brano Chinotti , scritto una venticinquina di anni fa mettendo insieme una serie di mie battute originali.



Non è che io sia cambiato molto da allora; continuo infatti a considerare bellissima questa:


 


Il telegrafista lanciò un urlo. Si guardava incredulo il dito insanguinato. L'alfabeto morse.


 

domenica 22 aprile 2007

Libri prescritti - 2

Una integrazione alla lista dei libri che devo leggere di cui al post del 18/4/07.


Mi è giunto stamani per posta La fisica in ballo di Giovanni Filocamo. E' un libro che spiega il Tango argentino mediante le leggi della fisica che vengono applicate ballandolo (o viceversa).


Riporto qui di seguito una presentazione del libro e vi farò sapere com'è una volta letto. 


Che rapporto ci può essere tra la fisica e il Tango argentino?
La risposta e’ scontata: la scienza ci circonda in tutto quello che facciamo. Il libro va molto più avanti e ci spiega quanto sia "fisico" il tango argentino, oltre che sensuale e artistico. La spiegazione e’ chiara e limpida come la musica del tango, divertente e piacevole.

Partendo da considerazioni semplicissime, Giovanni Filocamo, esperto di animazione scientifica, ci conduce a passo di danza attraverso concetti fondamentali della fisica usando un linguaggio comprensibile a tutti e avvalendosi opportunamente di analogie e metafore divertenti. In tutto il libro non userà mai una formula matematica, infatti gli unici requisiti necessari per la lettura, sono la curiosità di capire come funzionano le cose e la voglia di divertirsi. Inoltre per ogni capitolo vengono proposti semplici esperimenti o esercizi a corpo libero per "toccare con mano" quanto appena letto.

La fisica in ballo e’ liberamente ispirato all’omonimo laboratorio didattico realizzato in occasione del Festival della Scienza di Genova nel 2005. Contiene quindi nel suo codice genetico, la caratteristica di essere un libro coinvolgente e appassionante.


Giuseppe Rosolini
(Docente di logica matematica dell’Università di Genova)


 

venerdì 20 aprile 2007

Istanti

All’inizio avevo pensato di scrivere un post che contenesse solo questa poesia:

 

ISTANTI

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.

Nella prossima cercherei di commettere più errori.

Non cercherei di essere

così perfetto, mi rilasserei di più.

Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,

di fatto prenderei ben poche cose sul serio.

Sarei meno igienico.

Correrei più rischi,

farei più viaggi,

contemplerei più tramonti,

salirei più montagne,

nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,

mangerei più gelati e meno fave,

avrei più problemi reali e meno immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto

della loro vita sensati e con profitto;

certo mi sono preso qualche momento di allegria.
ma se potessi tornare indietro, cercherei

di avere soltanto momenti buoni.

Che, se non lo sapete, di questo

è fatta la vita,

di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai

andavano da nessuna parte senza un termometro,

una borsa dell'acqua calda, un ombrello e un paracadute;

se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere

comincerei ad andare scalzo all'inizio

della primavera

e resterei scalzo sino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,

guarderei più albe

e giocherei con più bambini,

se mi trovassi di nuovo la vita davanti.

Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

 

Jorge Luis Borges

 

 

Il post avrebbe potuto benissimo chiudersi qui.

Il tema di questa notissima poesia di Borges infatti splende forte e chiaro, senza necessità di ulteriori precisazioni.

Al limite, se avessi voluto fare un po’ di pubblicità al mio romanzo avrei potuto aggiungere che ho citato alcuni versi di questa poesia ne L’unico peccato (ecco: l’ho fatta, la pubblicità).

 

Ma, dato che sinceramente sono un po’ precisino, ho voluto cercare in internet il nome del libro in cui la poesia è stata pubblicata e digitando su Google “borges istanti” ho trovato circa 9.500 pagine.

Girando tra di esse mi sono imbattuto nel testo originale in spagnolo e in varie versioni della traduzione in italiano. Ma non trovavo mai il riferimento alla pubblicazione.

 

Poi sul forum di www.riflessioni.it ho trovato un commento che segnalava che il brano è erroneamente attribuito a Borges mentre parrebbe essere in realtà una traduzione della poesia "If I Had My Life to Live Over " di Nadin Stairs. Qualcun altro attribuisce il testo al caricaturista americano Don Herold che avrebbe pubblicato una prosa molto simile nel 1953.

 

Alla fine sono arrivato a un articolo molto completo di Ivan Almeida del Borges Center dell’Università dell’Iowa Jorge Luis Borges, autor del poema ”Instantes”  dove si ricostruisce tutta la storia dell’attribuzione a Borges del brano (non solo su internet ma anche su riviste letterarie), peraltro confermata in una intervista a Borges che Almeida dimostra essere falsa a causa di alcuni anacronismi in essa contenuti.

L’articolo è in spagnolo, ma è molto interessante (con un po’ di pazienza lo spagnolo riesce a leggerlo anche chi, come me, non ha studiato quella lingua). Peraltro lo studioso segnala l’indignazione degli appassionati borgessiani quando si cerca di dimostrare loro che la poesia non è di Borges. Molti, infatti, non accettano che questo brano non sia del grande argentino.

Borges, di sicuro, sarebbe molto divertito da tutta questa vicenda.

 

In conclusione:

1)     la poesia è comunque molto bella e fa meditare;

2)     non bisogna mai credere ciecamente a quello che ci viene detto;

3)     io ho citato nel mio libro i versi attribuendoli a Borges facendo per sempre la figura del pollo (sono in buona compagnia, però).

mercoledì 18 aprile 2007

Libri prescritti

Nell'ambito dell'opera infinita di classificazione della mia libreria mi sono imbattutto nello scaffale dei libri da leggere.


Facendo qualche stima, anche se non comprassi più alcun libro avrei da leggere per un paio d'anni.


Di fatto continuo a comprare nuovi libri che passano avanti agli altri in coda. Molti di quelli di più lunga anzianità sono occasioni comprate a poco, per soddisfare momentanee curiosità o per coprire qualche buco nelle mie conoscenze. Ma evidentemente queste motivazioni sono state sufficienti a farmeli acquistare ma non sono abbastanza forti da farmeli leggere.


Alcuni libri hanno ormai un'anzianità superiore al termine di prescrizione breve (cinque anni) e quindi sto meditando di toglierli dalla lista. Magari saprete darmi delle indicazioni su cosa, secondo voi, posso eliminare senza perdermi niente. 


LIBRI DA LEGGERE



  • I tre giusti di Edgar Wallace. Da aprile 2007. Uno dei Classici del Giallo Mondadori comprato usato.

  • I denti del drago di Ellery Queen. Da aprile 2007. Uno dei Classici del Giallo Mondadori comprato usato.

  • I sotterranei di Bologna di Loriano Macchiavelli. Da aprile 2007. Uno dei maggiori esponenti del giallo italiano.

  • Il corpo e il sangue di Eymerich e Picatrix. La scala per l’inferno di Valerio Evangelisti. Da aprile 2007. Continuo a leggere la saga di Eymerich. Due libri di piccole dimensioni adattissime ai viaggi.

  • Fuori da un evidente destino di Giorgio Faletti. Da dicembre 2006. Questo invece l’ha regalato mia madre a me per Natale. Ritiene che Faletti sia un valido esempio per uno che scrive gialli. Io sono dell’idea che ci sia sempre molto da imparare da chi vende un mucchio. Poi Faletti mi è simpatico e ha un buon ritmo. Non ho potuto sopportare che nella prima pagina del capitolo 1 di Io uccido lui ripeta per ben tre volte la parola lentamente, ma questo probabilmente è un problema mio (o forse anche del suo editor?).

  •  Il Cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini (in prestito). Da dicembre 2006. L’ho regalato a mia madre. Lei già lo aveva e me lo ha prestato. Dice che è bello.

  • Tutti i racconti Vol 2 di James Ballard. Da luglio 2006. Racconti dal 1963 al 1968.

  • Quattro amici di David Trueba. Da luglio 2006. Storie di spagnoli scassati.

  • Delitto e castigo di Dostoevskij. Da luglio 2006. Devo colmare immani lacune tra i classici.

  • Ulisse di James Joyce. Da luglio 2006. Come sopra detto per Delitto e castigo.

  • Lo specchio nero di Franco Cardini e Leonardo Gori. Da giugno 06. Lo devo leggere prima del Fiore d’oro.

  • Il fiore d’oro di Franco Cardini e Leonardo Gori – dal 20/6/06, lo vedo dalla dedica. È slittato indietro nella lettura perché prima mi sono andato a leggere Il passaggio di Leonardo Gori. Così ha perso l'attimo buono.

  • Venite venite B-52 di Sandro Veronesi. Da settembre 2006.


 


IN LISTA DA PRIMA DEL 2006 (taluni non ricordo neanche lontanamente da quando e perché)



  • Memoria del vuoto di Marcello Fois.

  • La storia dei Templari di Malcom Barber.

  • La grande sera di Giuseppe Pontiggia.

  • Girolamo Savonarola di Marcello Vannucci

  • Dialoghi di Luciano di Samosata. Costavano € 1,5

  • L’asino d’oro di Apuleio. Ha il prezzo in lire, Lit 2.900.

  • La città delle dame di Christine de Pizan

  • Lo specchio a colori di Francesca Romana Merli

  • Il mio credo, il mio pensiero di Gandhi.

  • L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud

  • I Viceré di Federico De Roberto (avuto in prestito dai miei).

  • Doppio sogno di Arthur Schnitzler (rilettura di libro a suo tempo avuto in prestito, ora acquistato)

  • Non si dice piacere di Sibilla della Gherardesca.

  • Missili in giardino di Max Shulman (preso in prestito da casa dei miei).

  • Il libro della calma sul lavoro di Paul Wilson.

  • Nostromo di Joseph Conrad. Ha il prezzo in lire, Lit 3.900.

  • Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder (avuto in prestito dai miei).

  • La voce della cometa di Fred Hoyle.

  • Murder on the Orient Express di Agatha Christie. In inglese.

  • La isla inaudita di Eduardo Mendoza. In spagnolo.


 

sabato 14 aprile 2007

La forza scorre potente nella rete

Ieri sera c’è stato un felice incontro tra la realtà virtuale e quella fisica.


Ho partecipato a una cena di bloggers fiorentini organizzata da www.bloggerfiorentini.splinder.com , un sito dedicato a Firenze dove postano più di un centinaio di bloggers che abitano qui, segnalando tutto ciò di interessante che accade in città.   


A cena eravamo in ventitre (credo), quasi tutti che si incontravano per la prima volta. Malgrado l’iniziale non conoscenza reciproca dei partecipanti la serata è stata molto piacevole e divertente, aiutata in questo dalla evidente voglia di ogni commensale di aprirsi agli altri.


E questa è una cosa che mi ha fatto riflettere, dato che in condizioni normali i fiorentini tendono a mantenere una certa distanza con gli sconosciuti e a rifugiarsi nei propri gruppi consolidati. Ma, a parte il fatto che c’erano diverse persone trasferitesi a Firenze da altre città, l’integrazione è stata originata dalla forte voglia che avevano tutti di relazionarsi con gli altri. Non per niente, trattavasi di bloggers.  


Già, erano bloggers.


E, detto tra noi, non erano gente strana, pazza o forzatamente stravagante. Erano tutte persone mediamente normali, che se avessi incontrato in altre occasioni non mi sarebbe venuto da pensare che postavano ogni giorno su internet. La cosa mi ha un po’ stupito, perché, a dire il vero, mentre guidavo nelle oscure campagne di San Donnino per arrivare alla pizzeria, il timore che forse stavo per andarmi ad infilare in una gabbia di matti mi era un po’ venuto.


Queste considerazioni sulla, in un certo senso, sorprendente normalità dei partecipanti le aveva fatte anche qualcun altro dei commensali.


Molti di noi quindi, quando scrivono sul blog, forse si vedono come una persona normale, solo un filino diversa dagli altri, che sente il bisogno di esprimere qualcosa, ma ritengono questa loro “normalità” una eccezione rispetto alla presunta eccentricità della massa dei bloggers.


Secondo me, invece, fatte le dovute eccezioni perché gente fuori di testa effettivamente se ne incontra in internet, la realtà è diversa. La maggior parte dei blog sono manifestazioni delle forti passioni (scrittura, lettura, cinema, impegno politico o sociale, voglia di incontrare gli altri o di esprimere i propri pensieri) che animano tante delle persone che ci capita di incontrare ogni giorno e che magari sospettiamo essere amorfe o poco vive. Tanti, invece, nascondono agli altri queste loro passioni e le coltivano nel silenzio della loro casa o in ambiti diversi da quelli che frequentiamo. E solo pochi di loro hanno scelto la via di esprimerle su internet.


Dunque quel fiorire di passioni e interessi che incrociamo sulla rete non sono altro che una minima porzione delle passioni e degli interessi che agitano la gente che ci circonda.


Per questo, io che frequento la blogsfera solo da un paio di mesi, ritengo di aver capito da questa esperienza che gli altri sono migliori di quello che immaginavo.


Cliccando a giro, ho incontrato tanta gente che scrive bene; tanti che sono divertenti da morire; tanti che dipingono, fanno foto, commentano con intelligenza libri o film; tanti, magari giovani, che hanno una gran voglia di proporsi agli altri nella loro vera personalità e che scrivendo di sé giorno per giorno magari riescono a comprendere meglio quello che sono e quello che vogliono.


Ora ogni volta che incontro uno per strada mi viene da chiedermi se per caso dietro a quella persona trafelata si nasconda un blogger o comunque una persona appassionata e sensibile.


Ora vedo il mondo più ricco e più bello.


 


L’opinione pubblica, in generale, mi pare abbia una cattiva opinione di internet, vista come un ricettacolo di alienati, porci, perditempo ed esibizionisti. In realtà internet è solo un amplificatore (e un acceleratore) di quella che è la società. E forse la società, a causa della nota legge per cui le buone notizie lasciano tutto lo spazio alle cattive notizie, è migliore di quel che appaia.


 


E dunque un ringraziamento a tutti i partecipanti alla pizzata per la bella serata che mi hanno fatto passare e un ringraziamento a tutti i bloggers per aver avuto il coraggio di lanciarsi nella rete (senza rete).

venerdì 13 aprile 2007

Dove il bibliotecario chiude una storia

Il telefono squilla sulla scrivania. Giulio Gasperi solleva la cornetta senza distogliere lo sguardo dallo schermo del computer. Dice – prontoma in realtà non è affatto pronto ad affrontare quel lungo silenzio che segue e infine la voce di lei che, dopo aver tirato su col naso, mormora – Giulio.


Il bibliotecario alza gli occhi al cielo e maledice il momento in cui ha avuto la brillante idea di dare a Marta il suo interno, in modo da evitare che il centralinista della Nazionale potesse iniziare a sospettare della sua fedeltà coniugale. Ormai, però, non c'è altro da fare che rispondere.


– Marta…


– Giulio.. io penso che dovremmo vederci. – La voce di lei cerca di mostrarsi dignitosa ma il dolore sgorga a fiotti dalla cornetta. Gasperi per un attimo ha la tentazione di cedere ma poi pensa che sarebbe solo peggio, un ulteriore incontro penoso.


– Mi pare che sia già tutto chiaro. Non c'è altro da aggiungere. Se ci accaniamo a continuare non potrà che finire male e tu soffrirai molto più di quello che stai facendo adesso.


– Io non mi sto accanendo… E poi, brutto stronzo, che cazzo ne sai di quanto io sto soffrendo!


Il bibliotecario si dà del cretino e rimane in silenzio.


– Io non ti ho chiesto niente, Giulio... Perché di punto in bianco te ne sei venuto fuori con questa storia che non dobbiamo più vederci?


Già, perché? Ora come ora non saprebbe dirlo bene neppure lui. Eppure aveva avuto la percezione nettissima, la certezza, che il corso naturale delle cose spingesse ineluttabile verso la fine della loro storia. Come fare a spiegarle che tutte le loro vite, dall'infanzia, non avevano fatto altro che portarli a quel distacco doloroso. Forse, esagerando, si poteva ritornare anche più indietro. Era tutta la storia dell'umanità che aveva preparato la loro rottura. Sin da quando era esistito il primo marito comunque innamorato, la prima moglie tutto sommato soddisfacente, la prima amante non irresistibile. Tutto rientrava in un clichè ormai vecchio, adesso davvero faticoso da continuare a recitare; come faceva lei a non accorgersene?


– Ci sei, Giulio? … Perché deve finire?


– È già finita.


La sente piangere. Gli viene da pensare: “le lacrime sono il sangue dell'anima (e tu ora sei ferita)” ma, saggiamente, non glielo dice. Era il titolo di una poesia che aveva cercato di scrivere sin da ragazzo ma si era sempre fermato al titolo. D'altronde, cos'altro c'era da aggiungere?


– Sei un bastardo – continua a ripetere lei, mentre piange.


– È meglio così, Marta.


– È meglio per te!


– È meglio per tutti; e lo sai benissimo anche tu.


Di nuovo singhiozzi. Ma lei non ribatte in alcun modo. Forse si è convinta, oppure è esausta. Il Gasperi pensa che sia il momento giusto per chiudere. Se se lo lascia sfuggire chissà quanto dolore ancora dovrà sorbirsi.


– Allora, ciao, Marta.


Lei non risponde.


Con cautela, il Gasperi riaggancia il telefono. Poi rimane un paio di minuti a fissare lo schermo, senza pensare a niente.



Da L'unico peccato    pubblicato da ZONA

giovedì 12 aprile 2007

E ti vengo a cercare

E ti vengo a cercare


E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare

perché ho bisogno della tua presenza

per capire meglio la mia essenza.

Questo sentimento popolare

nasce da meccaniche divine

un rapimento mistico e sensuale

mi imprigiona a te.

Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri

non accontentarmi di piccole gioie quotidiane

fare come un eremita

che rinuncia a sé.

E ti vengo a cercare

con la scusa di doverti parlare

perché mi piace ciò che pensi e che dici

perché in te vedo le mie radici.

Questo secolo oramai alla fine

saturo di parassiti senza dignità

mi spinge solo ad essere migliore

con più volontà.

Emanciparmi dall'incubo delle passioni

cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male

essere un'immagine divina

di questa realtà.

E ti vengo a cercare

perché sto bene con te

perché ho bisogno della tua presenza


 


Un tempo sentivo e risentivo la canzone di Battiato pensando a chi dovevo andare a cercare.


Poi, mi sono reso conto che Battiato forse non l’aveva scritta riferendosi ad una donna ma poteva anche semplicemente essere riferita ad una persona qualsiasi, che comunque fosse in grado di produrre equilibrio in chi la frequentava.


Alla fine mi è venuto un lampo.


A prescindere da a chi pensasse Battiato, la persona che io andavo cercando, quella che mi poteva dare equilibrio, che mi poteva far migliorare, che mi serviva trovare, ero semplicemente io. 


Io dovevo cercare Sergio Calamandrei, perché lui era la sola persona sulla quale avrei potuto sempre contare, l’unica che non mi sarebbe mai venuta a mancare, una volta trovata ed accettata in tutti i suoi aspetti, l’unica che mi poteva dare stabilità.


Poi va bene amare gli altri, va bene aprirsi al mondo, ma non dovevo cercare la mia forza, la mia energia, il senso della mia vita al di fuori di me.


 


E allora ho continuato a sentirla, la canzone di Battiato, ma come un inno a me stesso, un invito a migliorarmi, una diffida ad utilizzare le altre persone come luoghi su cui riversare le mie aspettative invece che apprezzarle per quello che erano in realtà.

giovedì 5 aprile 2007

Come raggiungere la felicità

Premettendo che non è una poesia,


 


diverso tempo fa scrissi alcune righe su un pensiero che mi era venuto in mente:


 


Quante sono le cose che ho desiderato e non ho avuto?


A questa domanda ognuno risponde diversamente


e non in ragione delle cose che ha avuto


ma a seconda di quante ne ha desiderate.


 


Il pensiero forse non era espresso chiaramente né in bella forma ma mi sembrava valido. Mesi dopo (forse un anno dopo) ci sono tornato a ripensare. Non trovavo l'appunto originale e il 25/1/2001 ho scritto nuovamente il pensiero, nella forma che segue:


 


E poi, a un certo punto, arriva il momento del bilancio


e confronti le cose che hai fatto con le cose che hai sognato


e allora, per quanto tu abbia potuto fare


sei felice o meno non in ragione a quanto hai fatto


ma a quanto hai sognato.


 


Riflettevo poi che, in realtà, uno pensa sempre le solite cose.


Di questo tema, in fondo, ho già diffusamente scritto in Madame Bovary e in Fiabamara.

martedì 3 aprile 2007

Già che siamo a parlare di Guccini

Il mio post del 27 marzo “Tutti i mali del mondo” si apre con un verso di Guccini, ovvero:


 


"Quante volte per altri è vita quello che per noi è un minuto"       


Francesco Guccini - "Antenòr" - Metropolis - 1981 Emi Italiana SpA


 


Questo verso di Guccini l'ho citato anche ne L'unico peccato, perchè rappresenta uno dei temi del mio romanzo.




La canzone Antenòr, secondo me, è una specie di capolavoro e altre sue strofe che mi tornano spesso in mente sono:



ANTENOR CHIESE DA BERE, E SCAMBIO' QUALCHE SALUTO /
CALMO E SERIO DANZO' TUTTO IL RITUALE ORMAI SAPUTO /
UOMO E UGUALE COI SUOI PARI /
QUASI PARI CON GLI ANZIANI /
COME BREVE QUELLA SERA, COME LUNGHI I SUOI DOMANI


 


La canzone è tratta da un episodio narrato nel Don Segundo Sombra di Guiraldes, al quale sono giunto guidato da riferimenti borgessiani.


 


E poi dicono che "sono solo canzonette".


 


Ne L’unico peccato ho citato anche delle altre strofe di Guccini, che è uno degli autori che più amo (e che, tra l’altro, si diletta anche a scrivere gialli.)


 


La citazione è la seguente.


 


E passa il tempo - Dove l’avvocato ripensa ad una canzone


 


"E passa il tempo e cambia ogni cosa /


La morte e la vita non cambiano mai /


L'inverno è tornato, l'estate è finita /


La morte e la vita rimangono uguali."


 


Renzo richiamava alla mente le strofe di questa canzone quando voleva trovare riparo da forti passioni. Questo dolore, questo amore che ora ti pare tutto, tra qualche anno sarà solo un ricordo appannato, pareva dirgli la prima strofa. E la seconda gli suggeriva che quegli eventi che ora tanto lo agitavano altro non erano che la banale ripetizione, per l'ennesima volta, di vicende che erano già state vissute innumerevoli volte da altri uomini e donne. Le storie, in fondo, sono un piccolo numero; con infinite minuscole variazioni, è vero, ma se si levano gli orpelli si ricade sempre nelle solite. Puoi girarlo o condirlo come vuoi, ma, alla fine, un amore non ricambiato rimane sempre un amore non ricambiato. In realtà, Guccini e i Nomadi non nominavano il tempo e cantavano "E cade la pioggia e cambia ogni cosa" ma certo volevano dire quello che Renzo ricordava. O forse no; ma ognuno prende quello che vuole dalle canzoni, è questo il loro bello.

lunedì 2 aprile 2007

l'occasionissima del lunedì

In attesa di decidere se scrivere un post sulle impressioni che ho avuto quando mi sono visto in televisione (cosa che, però, temo possa scarsamente interessare ai lettori) ho pensato di inaugurare una nuova rubrica per il post del lunedì, in modo da poter svangare questa giornata che abitualmente affronto con la mente che per diverse ore viaggia a scartamento alquanto ridotto.


Ogni lunedì, suggerirò quindi la lettura di uno dei brani che si trovano sul mio sito.


Non sapevo se iniziare con un testo che fosse serio o ironico e quindi ho pensato bene di sceglierne uno che contenesse entrambi questi aspetti.


BARBARIGO, ALICE e tutti gli altri  


tratta infatti di bazzecole tipo "perchè siamo al mondo" o "rapporti tra genitori e figli" ma è un testo molto divertente (almeno è stato giudicato tale da chi lo ha letto) tanto che con un amico avevo anche iniziato a studiarne un adattamento teatrale come commedia brillante (e non è detto che non lo si faccia, prima o poi).


Il racconto, dopo una iniziale introduzione dai toni quasi epici, è ambientato ai giorni nostri.



Come vogliono le migliori tecniche commerciali, riporto qui un estratto del racconto. Buona lettura.



 “Perché viviamo?” mi chiede mia figlia Alice. Sta per compiere sedici anni. E’ la luce dei miei occhi. E’ buona, brava, bella; io e mia moglie la adoriamo. Ogni tanto, però, è un po’ una rompiballe.


“Qual è il senso della nostra vita?” insiste. “Perché dovrebbe avere un senso? Non potrebbe essere come quella delle pecore, delle mucche, dei maiali, che nascono, vivono e muoiono senza creare nulla?”


Ma noi abbiamo un’anima, mi verrebbe da rispondere ma mi rendo conto che come risposta non è che dimostri troppo. Nessuno l’ha mai vista, l’anima, e nessuno può escludere che anche le mucche l’abbiano.


“Chi l’ha detto che noi siamo diversi dai maiali?” continua mia figlia, “chi guardasse dal di fuori la razza umana, chi studiasse nel medievo i servi della gleba, o, diciamo pure adesso i contadini, gli operai, gli impiegati, come potrebbe considerarli diversi dagli animali. Esseri che nascono, campano e muoiono e nella maggior parte dei casi lasciano dietro di loro nulla, o almeno cose che un osservatore esterno faticherebbe ad individuare.”


“Magari se entrassi nel cervello di un maiale,” rispondo, “potresti avere enormi sorprese. Forse adesso, grazie alle concentrazioni di esemplari raggiunte negli allevamenti intensivi, i suini stanno facendo progressi incredibili in campo filosofico, l’unico che gli interessi, l’unico nel quale si esprimano.”


Alice ride, poi si rabbuia. “Vivere per essere macellati, in effetti, può essere una bella spinta ad interrogarsi sul senso della vita,” dice. Poi mi chiede di nuovo: “perché viviamo? Non mi hai risposto.”