giovedì 5 giugno 2008

Parigi 1985 - 3

Parigi 1985 - 3

La metropolitana.




Prima che ne parli è bene precisare che io adesso la odio.
Mi ricordo i primi giorni; divertiti cercavamo le direzioni, quasi una caccia al tesoro. Contavamo le fermate fatte e quelle che mancavano, ci si dilettava sulle cartine a cercare gli itinerari più veloci, si ammiravano le stazioni; alcune, splendide espressioni di architettura moderna.



Poi, col passare dei giorni, come in tutte le cose, l'abitudine soffocò l'entusiasmo ed iniziò l'insofferenza per il tempo speso in quei sotterranei; facemmo indigestione di scale mobili e cancelletti metallici.



A mente fredda resta un certo senso di disagio che permea questo sibilante mezzo di trasporto. Le luci artificiali, le pareti incombenti sulle carrozze, ricreano quasi quella penosa condizione che è propria degli ascensori: siamo qui, momentaneamente insieme, ora come ora interessi comuni e contingenti ci uniscono ma una volta arrivati alla stazione le nostre strade si divideranno, dunque perché perdere tempo a salutare il mio vicino.



Però un po' di rimorso per le occasioni di incontro perdute rimane e queste persone che ti siedono davanti non puoi stare certo a fissarle, allora, non siamo in tram, maledizione, e non si può guardare fuori, tocca abbassare gli occhi o fare lo sguardo vacuo, perso nel nulla, tipico dell'alienazione moderna. Oppure, se in compagnia, si chiacchiera vigorosamente e questo è ancora più offensivo per gli altri che sono a un metro e per te è come se non esistessero.




La metropolitana, se uno si lascia prendere da questi pensieri, diventa una specie di castigo o pedaggio da subire ogni volta che occorre spostarsi; soprattutto, poi, la sera quando si ha una rarefazione dei passeggeri e sorge una malcelata tensione con tutti che si spiano di soppiatto sorvegliando in particolare gli elementi meno raccomandabili ed ognuno cerca di farsi notare il meno possibile, si fa piccino e guarda il buio che scorre oltre i vetri.
La metropolitana è molto comoda, pensavo tornando in Italia, ma sono contento che nella mia città non esista. Più di centoventi corse in un mese giustificano ampiamente questo mio stato d'animo.





Testi di Sergio Calamandrei (www.calamandrei.it)

Foto di Akio (Caro televip e A video spento)

 

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Segue…



3 commenti:

akio ha detto...

parigi val bene un giro nel metrò!
grazie ancora sergio di questo splendido abbinamento

akio ha detto...

parigi val bene un giro nel metrò!
grazie ancora sergio di questo splendido abbinamento

Menzinger ha detto...

E' vero la metropolitana è un segno dell'alienazione moderna. Io però mi ci trovo piuttosto a mio agio: veloce e diretta e con poche possibilità di bagliare strada.