giovedì 28 febbraio 2008

Santa inquisizione (1+2+3)

Santa inquisizione ( 1+2+3)


In verde le parti già pubblicate, in nero la parte nuova

SANTA INQUISIZIONE

Ebbene, lo confesso: ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.
Sono il Bibliotecario.
Talvolta cammino in questi lunghi corridoi per ore senza meta, scorrendo ogni tanto con lo sguardo le costole dei libri che si affacciano dagli scaffali, respirando il loro odore.
Altre volte corro tra i volumi con una delle vetture elettriche in dotazione alla biblioteca e mi diverto a cronometrare i miei tempi su vari percorsi ed a migliorarli.
Uno dei miei giochi preferiti è quello di girovagare tra gli scaffali e prendere a caso dei libri che poi mi faccio obbligo di leggere per un quarto d'ora esatto. Dopo vengono posati inesorabilmente. Se il libro è noioso la lettura diviene una punizione ma se invece è di mio interesse, il fatto di poterne disporre per un tempo così limitato raddoppia il mio entusiasmo e la mia foga di lettore.
Quando le esigenze di servizio me lo permettono, prendo delle droghe e mi diletto a leggere continuativamente per decine e decine di ore. Leggo così in una volta tutte le opere di un autore e tutti i libri che lo commentano. Dopo dormo per giorni.


Non so se invidiare il mio collega che si occupa della biblioteca scientifica. Lui ha in continuazione visite di lettori, riceve tutti i giorni nuovi libri da archiviare, si preoccupa di far scavare ogni mese ulteriori corridoi da riempire di scaffali e di volumi, inizia a teorizzare che sarebbe opportuno non accettare più libri veri e propri ma solo archivi informatici.
Ma lui non ha il Potere che io ho.
Nella biblioteca umanistica, che io dirigo, le visite sono scarse. Le nuove opere da classificare sono rare. Nessuno più scrive letteratura, filosofia, trattati di storia. Solo cose utili vengono scritte adesso: scienza, medicina, economia. Pare che una poesia non serva più a niente. Forse è vero. Quando rischi in ogni momento che una bomba a regressione colpisca la tua città, quando vedi i tuoi fratelli morire di fame tutto intorno, forse non è il caso di perdere tempo con cose fatue. Ma la letteratura è la memoria di un popolo e di una civiltà e quando la guerra perpetua stava per scoppiare i consiglieri decisero di creare una biblioteca sotterranea che conservasse tutto ciò che è stato scritto dall'inizio dei tempi. I miei predecessori hanno lavorato decenni a raccogliere tutti i libri che poterono, a classificarli, a inumarli in questi corridoi, che scorrono su trenta piani sotterranei. Io sono nato qui, nella biblioteca, in una stanza posta settanta metri sotto il livello del mare. Mio padre, il bibliotecario che ho sostituito, mi ha cresciuto in mezzo a questi libri, insegnandomi tutto quel che sapeva sui loro autori, morti da secoli. Ora li conosco tutti. Intimamente; sono stati, in fondo, i miei fratelli. Certo, sono anche uscito molte volte all'aperto. Il mio genitore diceva che dovevo conoscere le cose di cui parlavano i libri: le piante, i fiori, i tramonti. Ma io mi sono sempre trovato più a mio agio qua sotto, nel mondo che considero mio.

Quando è morto mio padre ho sentito un immenso sentimento di potere nascere in me. Non ho potuto fare a meno di pensare che da quel momento io ero l'uomo che meglio di chiunque altro al mondo conosceva la letteratura. Sono passati tanti anni da allora, le bombe sono scoppiate, il flusso di nuovi libri si è ridotto sempre più. Negli ultimi dodici mesi non è giunta nessuna opera di poesia, nessun romanzo, nessuno studio critico. Ora, certamente, sono rimasti in pochi a conoscere i vecchi autori. E nessuno li conosce come me.
Con un'unica eccezione. Solo il mio computer classificatore rammenta i nomi di tutti i poeti, di tutti gli scrittori. Di ognuno ricorda ogni libro e, soprattutto, lo scaffale sul quale, tra milioni di altri, sono posti i volumi. Una volta, tre anni fa, mi venne da pensare che, senza di lui, anch'io sarei perso. Potrei consumare anni a cercare le opere di Shakespeare prima di ritrovarle, tra tutti questi corridoi. Mi folgorò, poi, un ulteriore pensiero. Da allora vivo come inebriato. Mi sono reso conto che ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.


(segue…)


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