giovedì 31 gennaio 2008

Corto si può fare

Sul blog di Barbara Garlaschelli è stata lanciata una sorta di iniziativa-concorso: inviare un racconto non superiore a 1.800 caratteri (spazi inclusi) "riguardante un episodio della vostra vita che ritenete significativo quindi deve essere un racconto autobiografico o di fantasia ma comunque in prima persona".


Lavorando di cesello e limando carattere per carattere sono riuscito a far rientrare sotto il 1.800 caratteri il mio racconto "Una sera".


Non so se sarà prossimamente selezionato ed inserito nel blog di Barbara Garlaschelli, ma, per evitarvi la fatica di andare ogni tanto a controllare se è stato pubblicato o meno, provvedo a pubblicarlo qui di seguito, così ci togliamo il pensiero.


UNA SERA



Quella sera l'uomo era stanco. Non nel fisico, o almeno, non solo in quello. Era tutta la rete della sua vita che lo affaticava. L'uomo aveva pensato quella sera. Ogni tanto capita, e non è facile, allora.
Entrò nella stanza semibuia con il biberon. Si sedette sul letto della bambina e le dette il latte. Poi, mentre lei beveva, iniziò come tutte le sere a raccontarle una storia. Era un'altra avventura di Dot, la formichina. La bambina con una mano sorreggeva il biberon e nell'altra stringeva forte il pupazzetto che rappresentava quel piccolo insetto. Ascoltava attenta il padre. Lui era stanco e sentiva un peso forte al cuore. Pensò che l'unica cosa che poteva fare, l'unica sua speranza, era chinarsi sulla bimba e, lentamente, baciarla. Poi le sussurrò nell'orecchio:
"C'era una volta una formichina che si chiamava Dot. Il padre di Dot non la baciava mai anche se le voleva molto bene. Non lo faceva, perché i grandi talvolta si vergognano di baciare i propri figli, ma l'amava tanto. Tutte le notti, quando Dot dormiva, il padre entrava nella sua stanza, si chinava sul letto e la baciava tante volte. Ma Dot dormiva e non si accorgeva di niente. Una notte, però, Dot era sveglia quando sentì qualcuno entrare nella camera. Rimase ferma nel letto, facendo finta di dormire. L'ombra si chinò su di lei e la baciò tre volte. Dot riconobbe suo padre e sorrise nel buio perché in quell'istante seppe che egli la amava. Anche dopo che il babbo se ne fu andato Dot continuò a sorridere. E tutte le notti andò a letto contenta perché sapeva che lui sarebbe venuto per baciarla. E fu così per tutta la vita … Fine delle storia…"
Ci fu un attimo di silenzio, poi l'uomo baciò la bimba.
Lei capì quella lacrima del padre, che le colò sul viso, solo molti anni dopo.


3 commenti:

akio ha detto...

splendido. eccellente storia, ottima sintesi.

scriverecala ha detto...

Una faticaccia micidiale stare sotto 1.800 caratteri.
Penso di scrivere un post su questa storia dei limiti numerici alla lunghezza dei racconti. Non mi piacciono proprio.

razza75 ha detto...

Decisamente toccante.