mercoledì 17 ottobre 2007

Qual è il mio giallo preferito?


Mi hanno chiesto qual è il mio giallo preferito.

Volendo un po’ allargare il discorso, devo dire che in realtà il mio rapporto con i generi letterari è abbastanza articolato ed è variato molto nel corso della mia vita.

Da ragazzo, oltre ai romanzi della letteratura cosiddetta “maggiore”, il genere che frequentavo di più era la fantascienza. C’è stato un periodo che adoravo Asimov (che ha scritto anche diversi racconti di fantascienza gialla), poi sono passato al più fantasioso e pittoresco Jack Vance. Dopo la fantascienza sono passato a leggere un po’ di fantasy, soprattutto racconti. Dall’università in poi mi sono dedicato alla letteratura non di genere.

Ai gialli, in definitiva, sono arrivato di recente, da qualche anno. Ricordo che da giovane avevo letto restandone molto affascinato I dieci piccoli indiani di Agatha Christie, che proprio poco tempo fa ho ricomprato per vedere che effetto mi avrebbe fatto a rileggerlo adesso. Poi avevo letto qualcosa di Simenon e i racconti di Padre Brown di Chesterton. Ripensandoci ora non riesco a capire come mai non abbia proseguito a leggere Chesterton e Simenon, che sono due grandi. Anzi, per la verità di Chesterton ho letto anche altro (L’uomo che fu Giovedì, La sfera e la Croce, Le avventure di un uomo vivo) ma indirizzatovi dai commenti di Borges e non da Padre Brown.

Credo di essere stato un po’ distolto dal leggere gialli dall’idea generale, molto radicata all’epoca, che la letteratura di genere fosse una letteratura minore.

Sostanzialmente ho cambiato idea su questo leggendo Montalban e le prime avventure di Malaussène di Pennac, che in senso forse un po’ lato, sono anch’esse dei gialli. Se vogliamo quindi iniziare ad inserire nella rosa dei miei gialli preferiti qualche libro, iniziamo con Il Paradiso degli Orchi di Pennac e Tatuaggio di Montalban, il primo romanzo dove appare Carvalho.

Nel frattempo mi era capitato di leggere Enigma in luogo di mare di Fruttero e Lucentini, che mi aveva impressionato molto.

Altra tappa fondamentale che mi ha convinto della enorme versatilità del giallo e della sua potenza come strumento per comunicare qualcosa, è stata la lettura di due libri di Eduardo Mendoza, che pur essendo dei gialli anomali, rientrano certo tra i miei preferiti: Il mistero della cripta stregata e Il tempio delle signore; in particolare il primo, con l’investigatore che è un pazzo tirato fuori dal manicomio appositamente per svolgere un’indagine scomoda e poi rinchiuso di nuovo (peraltro di Mendoza non si può non leggere Nessuna notizia di Gurp, uno dei libri più spassosi che mi siano capitati tra le mani).

Dopo questa progressiva marcia di avvicinamento al genere, quando si è trattato di stringere le fila del mio romanzo, i cui appunti giacevano da tempo nel cassetto, ho confermato senza esitazioni l’idea iniziale di farne un giallo. È stato a quel punto, mentre ormai mi avvicinavo ai quarant’anni che ho iniziato a leggere svariati gialli, sia perché il genere mi attirava sempre più, sia per capirne a fondo i meccanismi, dato che ne stavo scrivendo uno. Mi sono quindi andato cercare i classici e non sono rimasto deluso. In particolare penso a Venere privata di Scerbanenco, La donna della domenica di Fruttero e Lucentini, La mazzetta di Claudio Veraldi, Il grande sonno di Chandler.

Letture interessanti, anche se non possono aspirare al titolo di mio giallo preferito, sono anche: Il meglio che possa capitare a una brioche di Pablo Tusset (buono fino ai quattro quinti, peccato si perda un po’ alla fine) e i due esotici Come la vita di Paco Ignacio Taibo II e Passato remoto di Leonardo Padura Fuentes che vedono protagonisti rispettivamente un investigatore messicano e uno cubano.

Sto leggendo poi adesso molti autori italiani contemporanei, sia noti che esordienti, sia per diletto che per avere un’idea di quello che sta succedendo intorno. Ho apprezzato diversi libri, ma quello che indubbiamente mi ha colpito di più è Testimone inconsapevole di Nino Carofiglio.

 

Una volta esaurita questa ricostruzione delle mie letture gialle, se proprio devo scegliere un solo libro, in questo momento della mia vita mi viene da indicare Il mistero della cripta stregata di Mendoza, anche se mi rendo conto che non è affatto un giallo classico.

6 commenti:

katiuccia ha detto...

Ti spiego, Sergio: domenica ero con Fede alla fiera dell'antiquariato ed uno vendeva libri usati, e ho visto Cronache marziane di Ray Bradbury. Bello, lo compro! Ma poi ho pensato che ce l'ho, e che l'ho già letto, ma è un libro così bello che me ne sono rammaricata. come Il Conte di Montecristo: vorrei,a volte, perdere memoria di aver letto alcuni libri per il piacere di leggerli di nuovo.

scriverecala ha detto...

Come a volte uno vorrebbe dimenticarsi di un grande amore per poter provare di nuovo l'intensità impetuosa dell'innamoramento per quella persona.

katiuccia ha detto...

esatto

razza75 ha detto...

Ho sempre amato molto i gialli.
Fin da piccolo, quando ho letto tutti i gialli per ragazzi della biblioteca di Mirandola (quelli che non avevo comprato, li ho presi in prestito lì): non so se li ricordi, era la serie con Nancy Drew, gli Hardy Boys ... e non ricordo quali altri...
Crescendo sono passato a Agatha Christie (si scrive così?) e Van Dine, di cui abbiamo parlato un po' di tempo fa.
Poi mi sono allargato anche verso l'horror (Poe, Stevenson, Lovecraft, e infine Stephen King).
Infine negli ultimi anni ho "scoperto" Sandrone Dazieri, e un tale Calamandrei....
;-)
Come sai, non leggo solo questo genere, anzi. Ma rimane forse il mio preferito.

razza75 ha detto...

PS: complimenti per il nuovo template, molto pulito e chiaro.

scriverecala ha detto...

Nancy Drew... ne ero quasi innamorato, a quei tempi.