lunedì 12 maggio 2008

Il vero Dante e la bolgia romana

Splendido incontro domenica a Pistoia con Giulio Leoni che ci ha raccontato con entusiasmo e amore la vera vita di Dante e numerosissimi episodi della sua esistenza, rendendo così molto più vivida e umana la figura del Sommo Poeta, spesso resa a scuola in un modo che ci allontana da questo personaggio.
Ho così appreso che Dante, secondo alcuni, entrò in politica perché non sapeva come fare a scampare dai suoi creditori (questa cosa non mi è nuova). Aveva infatti più dell’equivalente di cinquecentomila euro di debiti, un po’ con tutti.
Dante venne esiliato da Firenze con l’accusa di peculato; e probabilmente questa accusa era anche vera. Mentre era Priore c’era da costruire una strada e Dante la fece passare sui terreni della sua famiglia, incrementando così il valore di quei beni (anche questa cosa non mi è nuova; non si inventa mai niente di originale sotto il sole).
Il Poeta, poi, era un bell’uomo; e infatti ebbe molti successi con le donne (e forse dei figli illegittimi). La descrizione di Dante curvo e non sorridente deriva dal fatto che chi lo descrisse così lo incontrò cinquantenne (ovvero decrepito, secondo gli standard di quell’epoca) quando ormai si era ingobbito e non mostrava più la bocca perché aveva perso tutti i denti.

Molto suggestiva è stata poi la descrizione di Roma all’epoca in cui Leoni vi ambienta l’avventura del suo Dante investigatore ne La Crociata delle Tenebre.
Come tutte le città romane, anche la Capitale nel 1300 aveva visto ridurre la sua popolazione rispetto ai tempi dell’impero. Ma a Roma il fenomeno aveva dato risultati particolarmente eclatanti per due ragioni:
1) mentre altre città erano costruite in legno, cosicché al ridursi della popolazione era corrisposta una progressiva riduzione della città, Roma era edificata prevalentemente in pietra e quindi i palazzi e le case erano rimaste in piedi anche se non più abitate. In particolare, nel 1300, erano ancora integre la maggior parte dei templi e dei palazzi romani.
2) Roma era passata da un milione (un milione e duecentomila, secondo alcuni) a 60.000 abitanti (nel milletrecento)

Quindi 60.000 persone vivevano in una città costruita per ospitarne sedici volte tante. Vastissime zone della città erano abbandonate.
Dentro le mura erano cresciuti dei boschi e vivevano branchi di lupi.
Tutto attorno al Colosseo, una volta cessate le opere di manutenzione e di bonifica degli antichi, era tornata ad esserci una vasta palude.
La città non era governata dal Papa, ma era divisa in zone in ognuna delle quali signoreggiava una delle varie famiglie nobili, che avevano trasformato numerose costruzioni imperiali, come, ad esempio, il Colosseo, in propri castelli. Il Papa, semplicemente, era uno dei vari signori della città.

Devo ammettere che condurre un incontro con Giulio Leoni è molto piacevole. Leoni è capace di andare avanti per ore a raccontare cose interessantissime e non la finiresti più di starlo ad ascoltare. L’unico problema che si presenta al conduttore è quello di riuscire a recuperare il microfono quando è arrivato il momento dei saluti.
Consiglio pertanto a chiunque abbia modo di assistere ad una presentazione di Leoni, di non lasciarsela sfuggire.

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