martedì 4 marzo 2008

Santa inquisizione ( completo )

Santa inquisizione ( completo )
In verde le parti già pubblicate, in nero la parte nuova

SANTA INQUISIZIONE

Ebbene, lo confesso: ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.
Sono il Bibliotecario.
Talvolta cammino in questi lunghi corridoi per ore senza meta, scorrendo ogni tanto con lo sguardo le costole dei libri che si affacciano dagli scaffali, respirando il loro odore.
Altre volte corro tra i volumi con una delle vetture elettriche in dotazione alla biblioteca e mi diverto a cronometrare i miei tempi su vari percorsi ed a migliorarli.
Uno dei miei giochi preferiti è quello di girovagare tra gli scaffali e prendere a caso dei libri che poi mi faccio obbligo di leggere per un quarto d'ora esatto. Dopo vengono posati inesorabilmente. Se il libro è noioso la lettura diviene una punizione ma se invece è di mio interesse, il fatto di poterne disporre per un tempo così limitato raddoppia il mio entusiasmo e la mia foga di lettore.
Quando le esigenze di servizio me lo permettono, prendo delle droghe e mi diletto a leggere continuativamente per decine e decine di ore. Leggo così in una volta tutte le opere di un autore e tutti i libri che lo commentano. Dopo dormo per giorni.

Non so se invidiare il mio collega che si occupa della biblioteca scientifica. Lui ha in continuazione visite di lettori, riceve tutti i giorni nuovi libri da archiviare, si preoccupa di far scavare ogni mese ulteriori corridoi da riempire di scaffali e di volumi, inizia a teorizzare che sarebbe opportuno non accettare più libri veri e propri ma solo archivi informatici.
Ma lui non ha il Potere che io ho.
Nella biblioteca umanistica, che io dirigo, le visite sono scarse. Le nuove opere da classificare sono rare. Nessuno più scrive letteratura, filosofia, trattati di storia. Solo cose utili vengono scritte adesso: scienza, medicina, economia. Pare che una poesia non serva più a niente. Forse è vero. Quando rischi in ogni momento che una bomba a regressione colpisca la tua città, quando vedi i tuoi fratelli morire di fame tutto intorno, forse non è il caso di perdere tempo con cose fatue. Ma la letteratura è la memoria di un popolo e di una civiltà e quando la guerra perpetua stava per scoppiare i consiglieri decisero di creare una biblioteca sotterranea che conservasse tutto ciò che è stato scritto dall'inizio dei tempi. I miei predecessori hanno lavorato decenni a raccogliere tutti i libri che poterono, a classificarli, a inumarli in questi corridoi, che scorrono su trenta piani sotterranei. Io sono nato qui, nella biblioteca, in una stanza posta settanta metri sotto il livello del mare. Mio padre, il bibliotecario che ho sostituito, mi ha cresciuto in mezzo a questi libri, insegnandomi tutto quel che sapeva sui loro autori, morti da secoli. Ora li conosco tutti. Intimamente; sono stati, in fondo, i miei fratelli. Certo, sono anche uscito molte volte all'aperto. Il mio genitore diceva che dovevo conoscere le cose di cui parlavano i libri: le piante, i fiori, i tramonti. Ma io mi sono sempre trovato più a mio agio qua sotto, nel mondo che considero mio.

Quando è morto mio padre ho sentito un immenso sentimento di potere nascere in me. Non ho potuto fare a meno di pensare che da quel momento io ero l'uomo che meglio di chiunque altro al mondo conosceva la letteratura. Sono passati tanti anni da allora, le bombe sono scoppiate, il flusso di nuovi libri si è ridotto sempre più. Negli ultimi dodici mesi non è giunta nessuna opera di poesia, nessun romanzo, nessuno studio critico. Ora, certamente, sono rimasti in pochi a conoscere i vecchi autori. E nessuno li conosce come me.
Con un'unica eccezione. Solo il mio computer classificatore rammenta i nomi di tutti i poeti, di tutti gli scrittori. Di ognuno ricorda ogni libro e, soprattutto, lo scaffale sul quale, tra milioni di altri, sono posti i volumi. Una volta, tre anni fa, mi venne da pensare che, senza di lui, anch'io sarei perso. Potrei consumare anni a cercare le opere di Shakespeare prima di ritrovarle, tra tutti questi corridoi. Mi folgorò, poi, un ulteriore pensiero. Da allora vivo come inebriato. Mi sono reso conto che ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.

Iniziai con un autore minore: Henry Miller. Non ho mai potuto sopportare le sue banali oscenità. Chiesi al computer l'elenco dei suoi libri e di tutti quelli in cui Miller era citato o commentato. Esaminai con cura la lista ed esclusi alcune opere critiche che trattavano di questo americano solo marginalmente e in misura non rilevante, e che valeva la pena di conservare. Osservai per una trentina di secondi lo schermo del computer, ancora timoroso. Poi premetti un tasto e le locazioni dei libri di Miller e su Miller vennero cancellate. Ora nessuno avrebbe più potuto ritrovarli. Anzi, nessuno avrebbe più saputo che quest'uomo era esistito. Può darsi che all'esterno qualcuno lo ricordi ancora ma presto le bombe a regressione provvederanno a far sparire ogni memoria ed ogni libro fuori da questi sotterranei. Potrà accadere che un giorno giunga qui uno studioso che ha trovato citato Miller in un testo ma sarà per me semplice dirgli che non ho mai ricevuto alcun libro di questo scrittore.
La Santa Inquisizione distruggeva le opere degli eretici. Io riesco a cancellare per sempre ogni traccia ed ogni ricordo degli autori stessi.

Ieri ho eliminato Dino Buzzati. E' stato una sorta di omaggio: il suo mondo angoscioso era troppo simile al mio.
Di solito cancello autori sopravvalutati; faccio una specie di pulizia letteraria. Così se ne sono andati Manzoni, Hemingway, D'Annunzio, Kafka, Cervantes. Non potrete mai sapere con quanta soddisfazione, poi, ho eliminato Joyce; non l'avevo mai capito, odio le cose che non capisco.
E' tanto che sto pensando di cancellare Dante ma è una cosa molto complicata, è citato in troppe opere, a loro volta menzionate da altre. Non saprei bene dove fermarmi; rischio di dover far sparire la maggior parte dei libri di questa biblioteca. E' stato molto più semplice far perdere memoria dell'intera letteratura belga. E' un popolo che non mi è mai piaciuto; sono sicuro che nessuno si accorgerà della loro assenza.

Ora, quando cammino lungo i corridoi della mia biblioteca, mi sembra che i libri mi osservino preoccupati. Si nascondono al mio sguardo, come studenti timorosi del professore. Temono, forse, che io cancelli dal mio computer la loro preziosa collocazione, regalandoli all'eterno oblio. Pochi minuti fa, appoggiato ad uno scaffale, riprendevo fiato dopo la mia corsa quotidiana di tre chilometri attraverso la sezione della letteratura inglese. Uno dei libri, una edizione economica, mi ha guardato male. L'ho preso. Era l'Innocenza di Padre Brown di Gilbert Keith Chesterton. L'ho rimesso al suo posto, tra Le avventure di un uomo vivo e l'Uomo che fu Giovedì, con la mano che mi tremava dalla rabbia e mi sono precipitato qui, di fonte al computer. Questo, Chesterton non me lo doveva fare. Digito il nome; appaiono le coordinate dei suoi libri. Ora mi basta premere un tasto. Ecco fatto.

(Fine)

7 commenti:

akio ha detto...

io con chi elimina buzzati non ci parlo...
ps. capisco l'affetto per la elena sofia ma quello che ha dichiarato sui contenuti dei cesaroni... come dire... va bè lasciamo stare... rimane una ottima attrice ed una donna molto bella

scriverecala ha detto...

E' un mio personalissimo omaggio al grande Buzzati, caro Akio. Come a Chesterton.

Mi perdonino, invece, i belgi ma non riuscivo proprio a ricordare alcun scrittore del loro paese. Infatti vedo ora su Wiki che i loro scrittori più famosi sono Maurice Maethrlink e Amélie Nothomb (?!).

E anche, ma confesso che non lo sapevo, Georges Simenon (pensavo fosse francese).
Allora qualcosa di buono in Belgio lo hanno fatto! E anche la citazione della letturatura belga diviene un mio involontario omaggio al grande Georges.

Per il resto, ogni bene a Elena Sofia.

Menzinger ha detto...

Questo racconto mi è piaciuto molto. Hai creato un'ottima atmosfera.
Potresti persino pensare di dilatarlo e farne un romanzo, magari approfondendo il rapporto con alcuni libri.
Complimenti.

sedge ha detto...

l'inventore del sassofono è belga....e anche i migliori cioccolatini del mondo ....e poi i belgi sono i nostri carabinieri nelle barzellette francesi.
Han fatto parecchio di buono.... :-)

scriverecala ha detto...

Non sono quelli svizzeri i migliori cioccolatini del mondo?

visionioniriche ha detto...

Gia..anche io pensavo che la miglior cioccolata fosse quella svizzera...:-)))
Grazie per il commento da me,si ...è passata la nuvoletta..
bacione
Cami

utente anonimo ha detto...

Sei uno spasso.
Ciao.

Francesca P.