mercoledì 5 dicembre 2007

Grammatica (drammatica) - 2

Parlando del mio precedente post sulla grammatica, Roberto Santini mi ha segnalato un altro aspetto su cui concentrare l'attenzione, oltre alla punteggiatura.


Spesso, egli osserva, vari scrittori fanno un uso praticamente anarchico e talvolta decisamente errato del pronome relativo. Questo problema è poi ancor più diffuso tra i giornalisti. Il "che" balla un po' come pare all'inventiva di chi scrive e ci si trova di fronte a perle tipo: "Mario Rossi, uno dei più grandi scienziati del nostro tempo, scopritore della molecola K e della sua componente alfa, CHE scrive interessanti articoli divulgativi".


E' vero. Questo tipo di problema è particolarmente fastidioso perchè, oltre ad urtare la sensibilità del grammatico, ha anche una conseguenza importante sulla piacevolezza della lettura. Se, infatti, il lettore, a un certo punto, inizia a non capire più chi è il soggetto della frase e deve fermarsi a fare mente locale, si ha un inciampo nella lettura che può determinare la rottura della "sospensione dell'incredulità" o, comunque, della sintonia con l'autore.


Una delle regole principali per chi scrive è quella di non essere ambiguo o poco chiaro. Si deve sempre sapere chi stia agendo o chi (nei dialoghi) stia parlando.


Nel caso la frase si stia incartando in un groviglio di subordinate difficile da governare, lo scrittore non ha comunque scuse, dato che dispone di un comodo freno a mano.


E' il punto.


Come dice King: se una frase lunga non funziona, provare con due frasi brevi.  


Detto ciò per amor di teoria, non escludo di aver mai peccato anch'io nell'uso della punteggiatura o delle frasi ambigue. Ci mancherebbe altro!


Sempre sulla grammatica, segnalo inoltre una completa ed interessante analisi dell'uso della virgola (detta così sembrerebbe una cosa da iniziati, ma in realtà si legge con molto piacere) fatta da Carlo Menzinger.



 

3 commenti:

Menzinger ha detto...

Grazie della citazione e di aver richiamato alla nostra attenzione un altro aspetto importante della grammatica.
Un'altra questione che abbiamo affrontato assieme è quella della punteggiatura nei dialoghi, ovvero nella scelta del trattino lungo o breve, virgolette o altro.
Vedrò se riportarla sul blog.

sedge ha detto...

In ambito giornalistico, le frasi lunghe e complesse da seguire sono una presenza abbastanza diffusa.
Più di una volta mi fermo a fare mente locale (prendere Scalfari ad esempio), nei libri mi succede meno.

razza75 ha detto...

Le frasi lunghe sono un'arma a doppio taglio, quasi sempre rischiano di portare il lettore a perdersi.
Certo, non c'è neanche da cadere nell'eccesso opposto, la scrittura stile-SMS.
Concordo in pieno sull'uso corretto del "che".