venerdì 12 settembre 2008

L'UNICO PECCATO e il Metodo Arturi

Riporto quanto ho scritto nel blog di Oscar Montani che sta tentando di analizzare da un punto di vista scientifico il metodo investigativo adottato da Domenico Arturi, l'investigatore protagonista de L'UNICO PECCATO (e lo ringrazio per questo anche se mi sa che, dopo le seguenti mie precisazioni, abbandonerà disperato l'impresa) 


Qualsiasi attività investigativa consiste nelle due fasi:


a) raccolta di informazioni


b) elaborazione delle informazioni.

La prima fase può essere condotta artigianalmente o, come fanno le forze dell'ordine, adottando procedure e metodi consolidati.
La seconda, a parte i fantascientifici computer di CSI e simili, è affidata al genio umano.

Arturi si arrangia come può nel raccogliere informazioni.
Riporto due brani dell'UNICO PECCATO per illustrare due suoi modi alternativi di operare:

1) "Riflettei. Negli scritti del Berti non trovavo alcuna indicazione utile per la mia indagine. Anche il colloquio col Giacomelli era stato deludente. Avevo però in mano un nome, Marco Carboni, e un numero di telefono. Per un investigatore come me era anche troppo. Dal cognome e dal telefono risalii all'indirizzo. Dall'indirizzo allo stato di famiglia. Venticinque anni, del cancro, ed era figlio unico. Vidi che non aveva precedenti penali e che non aveva ancora fatto il militare. Controllai se avesse votato alle ultime elezioni; e aveva votato. Non aveva presentato proprie dichiarazioni dei redditi; detti un’occhiata a quelle di due anni fa dei suoi genitori. Era iscritto a Scienze Politiche; ottenni la lista degli esami che aveva sostenuto, con le date e i voti. Era quasi alla fine; aveva avuto una media non troppo buona ma comunque rispettabile. Controllai se aveva scoperti bancari rilevanti o protesti ma non trovai niente né su lui né sui suoi genitori. Dopo queste informazioni preliminari, che furono raccolte in meno di un giorno dai miei assistenti, andai a chiedere notizie più precise a un mio conoscente, di cui preferisco non fare il nome. Anche da lì non venne fuori nulla di particolare.
Una volta espletata questa mia procedura standard ero pronto per parlargli.
Ogni tanto, ho notato, partire avendo raccolto qualche piccola informazione può avvantaggiare nelle conversazioni."

2) "Riflettei che la mia visita era stata sinora un buco nell'acqua e che quell'indagine, per quanto ben pagata, stava iniziando a deprimermi. Ero a un punto morto. Accesi un'altra sigaretta. Poi il mio istinto di detective, che mi ha reso giustamente famoso nella cerchia degli investigatori privati fiorentini, anche se taluno si ostina a chiamarlo culo, mi fece prendere in mano un pacco di appunti di storia contemporanea. Proprio sul margine del primo foglio stava scritto “riunione club spostata a sabato. Sentire Marco per conferma” seguiva un numero di telefono."

1 commento:

Menzinger ha detto...

Interessante l'analisi di Montani! Che il tuo libro sia sicuramente da leggere l'ho già detto molte volte, ma... repetita iuvant!