giovedì 13 settembre 2007

Cose da tenere di conto quando si scrive

Dalle letture dei libri che parlano di scrittura ho tratto un promemoria che ho trovato di una certa utilità (anche se resta valida la regola fondamentale: “ogni regola può essere violata”).


Aggiungo alle altre regole (che potete ritrovare sotto il tag: cose da tenere di conto) la seguente:

 

Il famoso esempio di Alfred Hitchcock

 

·       Se mostri due che giocano a carte ed ad un certo punto il tavolo esplode, avrai una sorpresa. Se mostri due che giocano a carte, poi mostri sotto il loro tavolo una bomba che sta per esplodere, avrai suspence.

 

Tutto dipende quindi da quello che si vuole avere.

 

Questa famosa enunciazione di Hitchcock l’ho trovata nel saggio “Elementi di tenebra” di Andrea Carlo Cappi (libro estremamente interessante che commenterò in un prossimo post).

 

Sembra una regoletta banale ma quando ci si trova alla scrivania a dover far “tornare” un racconto o un romanzo di tensione diventa fondamentale.

 

Riflettendo su questo punto, ad esempio, sono riuscito a migliorare (spero) un racconto che sto scrivendo, in cui, semplificando, si narra di una “povera fanciulla” che sta recandosi ignara a un appuntamento con un “cattivone” che, presumibilmente, ne farà strage.

L’idea era quella di mostrare vari episodi della giornata che doveva culminare nell’incontro, in modo da fare emergere il carattere della fanciulla e, molto gradualmente, mostrare la malvagità del cattivone in modo da rendere il lettore prima leggermente inquieto per la sorte della bella, poi sempre più inquieto, man mano che il cattivone si rivelava pericoloso. Ma la rivelazione della natura estremamente malvagia di questo individuo (e le origini di questa malvagità) doveva esplicitarsi solo nell’incontro finale.

Traducendo in termini tecnici, il racconto era basato sulla sorpresa finale.

Ma così non funzionava.

La relativa brevità che deve avere il racconto non permetteva di far crescere adeguatamente la tensione (o, perlomeno, a me non riusciva di ottenere questo effetto). La rivelazione progressiva della malvagità del “cattivone” era difficile a graduarsi in poche brevi scene e correvo due rischi opposti:

1)   far capire subito al lettore la natura del “cattivone” e perdere la sorpresa finale

2)    lasciare bene nascosta la rivelazione finale ma farla cadere dall’alto del tutto inaspettata nell’ultima scena, ottenendo una stonatura, una forzatura, e lasciando nel contempo priva di adeguata tensione la prima parte del racconto.

 

Ho deciso, quindi, di modificare la struttura, abbandonando la sorpresa a favore della suspence.

Fin dalla prima scena quindi mostro subito la natura e la pericolosità del “cattivone”. A questo punto il lettore dovrebbe, in teoria, essere fin da subito in tensione per le sorti della povera fanciulla, e il racconto acquistare suspence.

 

Naturalmente, in realtà, il mio racconto è un po’ più complesso e gli elementi che spero saranno apprezzati dal lettore sono altri, diversi dalla semplice trama. Ma il problema della struttura lo avevo e rischiava di invalidare il risultato finale.

 

La soluzione era banale da un punto di vista tecnico (e usatissima nella pratica: quanti sono i romanzi o i film che si aprono con una bella scena traumatica in cui viene adeguatamente illustrata fin da subito la pericolosità del “cattivone”) e forse prima o poi ci sarei arrivato sulla base dell’intuizione o del ricordo di tanti modelli che l’hanno adottata, ma leggere l’enunciazione di Hitchcock mi ha chiarito immediatamente i termini del problema.

 

E riscrivere il racconto sulla base di una analisi tecnica a tavolino della sua struttura mi ha dato grande soddisfazione.

Mi è sembrato quasi di essere del mestiere.

2 commenti:

razza75 ha detto...

Conoscevo anche io questa massima di H., e l'ho sempre trovata molto azzeccata.
Fra i più bravi in questo esercizio di creare suspense, per me, c'è King.

Altro consiglio che trovo azzeccatissimo è quello di Van Dine, secondo cui un romanzo giallo deve sempre riguardare (almeno) un omicidio, perchè non puoi "scomodare" un lettore per qualcosa di meno...

razza75 ha detto...

Conoscevo anche io questa massima di H., e l'ho sempre trovata molto azzeccata.
Fra i più bravi in questo esercizio di creare suspense, per me, c'è King.

Altro consiglio che trovo azzeccatissimo è quello di Van Dine, secondo cui un romanzo giallo deve sempre riguardare (almeno) un omicidio, perchè non puoi "scomodare" un lettore per qualcosa di meno...