lunedì 28 luglio 2008

Vita moderna

Non sono un poeta, come ho già più volte segnalato, e indubbiamente è un periodo in cui il lavoro mi sta travolgendo abbastanza.


Mi sono quindi venute in mente queste parole che testimoniano con chiarezza quanto io abbia bisogno di una vacanza.


 


Vita moderna


E mi muovo alla velocità della luce,


cercando di declinare veloce


azioni che ricordano in modo atroce


che presto cesserà la mia voce.


 


 


Ora torno a lavorare, che è meglio.

giovedì 24 luglio 2008

Parigi 1985 - appendice

Parigi 1985 - appendice fotografica


Una volta conclusa la pubblicazione del testo, ritengo doveroso mettere on line alcune altre foto di Akio che non hanno trovato collocazione nell'ambito della serie dei post.


Sarebbe stato uno speco non pubblicarle.














Testi di Sergio Calamandrei (www.calamandrei.it)

Foto di Akio (Caro televip e A video spento)

  


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Fine  (stavolta per davvero)



mercoledì 23 luglio 2008

Parigi 1985 - 21 (fine)

Parigi 1985 - 21



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Tutte le cose belle finiscono. Anzi, c'è un detto che afferma che le cose belle sono solo quelle finite, in quanto godono della dote della compiutezza e, aggiungo io, non soffrono più dell'affanno del contingente: l'uomo, perpetuamente impegnato nello scopo illusorio di migliorare, spesso tralascia di assaporare.



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Ma tutte queste riflessioni più o meno filosofiche non mi consolano affatto mentre qui, seduto nel mio vagone, attendo paziente di tornare in Italia.
Una sottile nostalgia di Firenze attenua il mio dispiacere. Guardo fuori dal finestrino e ripenso a questi trenta giorni: non potevo augurarmene di migliori e di più importanti.
E' tempo di bilanci ed il mio bilancio sono queste note, è tempo di ricordi ed i miei sono felici, è tempo di partire e la locomotrice, lenta ma implacabile, ci trascina lontano.


I treni si rincorrono tra loro senza una motivazione apparente. I paesaggi che ci offrono sono fuggenti ma veraci. I paesi attraversati si manifestano nei loro aspetti più crudi ed essenziali: fabbriche minime o immani, campi di perpendicolari geometrie, caserme immense di popolani, relitti malinconici di case.
Ogni tanto una mucca saluta.




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Fine






lunedì 21 luglio 2008

Parigi 1985 - 20

Parigi 1985 - 20



Mostra di Renoir, ennesima abbuffata di tele e pennelli.
In mezzo a questa folla che impersonale gremisce le sale mi viene da chiedermi perché i quadri difficilmente mi commuovono più di tanto, a prescindere dagli stili e dagli autori.
Come in tutte le cose la motivazione estrema può essere ricondotta alla filosofia sulla quale consciamente od inconsciamente uno imposta la sua vita. Da qualche tempo, e con sempre maggiore convinzione, io ritengo che la felicità sia intuire l'armonia che si nasconde dietro al mondo e entrarne, per qualche istante pregno di gratitudine e di orgoglio, a far parte e dunque pratico una visione estetica della vita continuamente tesa a scorgere e scoprire i sottili legami che nascono, naturali o artificiali, tra forme, colori, parole, linee e suoni.
Per difetti di sensibilità o cultura questa mia ricerca di armonia mi risulta semplicissima nell'esame della natura che ci circonda e senz'altro agevole nel campo delle lettere e della musica e in taluni casi anche nell'architettura, tutte cose che riescono facilissimamente a produrre in me emozioni e sentimenti, mentre invece pittura e scultura ben più di rado riescono a smuovere il mio cuore, condizione indispensabile perchè io mi senta vivo.
Forse è per questo che tra gli impressionisti ammiro tantissimo i paesaggi intensi di Monet, Sisley e Pizzarro. In quei quadri la pittura riesce a trasmetterci la dolcezza e la serenità della natura.




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domenica 13 luglio 2008

Parigi 1985 - fuoriserie

Parigi 1985 - fuoriserie




Abbandono per un post i miei appunti di viaggio e segnalo il video realizzato da Akio nella libreria Shakespeare and Company al n. 12 di rue de l’Odéon di Parigi, descritta da Hemingway in Festa mobile.


Parlando di Parigi, Hemingway, in una lettera del 1950 diceva: “Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagna perché Parigi è una festa mobile”.


Il video di Akio che, sulle immagini della libreria, legge il famoso brano "Allora mancavano i soldi per comperare libri. Li prendevamo a prestito dalla biblioteca circolante di Shakespeare and Company, che era la biblioteca e libreria di Sylvia Beach al 12 di rue de l’Odéon..." lo potete vedere cliccando qui oppure cliccando sull'immagine che segue: 


  




 


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giovedì 10 luglio 2008

Parigi 1985 - 18

Parigi 1985 - 18

La cosa che più mi cruccia dopo un mese passato in questa splendida città è ch'io l'ho solo vista, sia pure da capo ai piedi, e non l'ho vissuta.




Ho ammirato Parigi, le sue costruzioni, i suoi parchi, i musei, i negozi come un qualsiasi turista, voyeur frettoloso, che si ciba di immagini e cerca di immortalarle in improbabili fotografie, che dice "che bello!" e sbalordisce nei luoghi previsti, concepiti ed adibiti a tal scopo. Questa città io non sono riuscito a penetrarla; percepisco in lei una grandezza immensa della quale mi sono state concesse solo le briciole attraverso i simulacri esteriori dei monumenti.




Viverci a Parigi, forse, conoscerne gli abitanti, ma quelli veri, che portano in loro lo spirito, la cultura e la storia di questa metropoli; questo si potrebbe fare e tanti, nei secoli, lo hanno fatto.
Ma è una impresa ardita e probabilmente inutile. Dopoditutto ci si può accontentare degli indizi e dei simboli che ci vengono offerti; essi da soli bastano a colpire un animo, a far riflettere e, cosa sempre più importante e rara, ad emozionare.





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mercoledì 9 luglio 2008

Parigi 1985 - 17

Parigi 1985 - 17

I mille temi di verde che si affacciano sui laghi, le barchette splendide e placide, le anatre che galleggiano in instabili gruppi, gli alberi adagiati sulle acque; tutto ciò concorre a rendere ameno e sereno il Bois de Boulogne.
Questa pace che rasserena gli occhi e il cuore a prima vista parrebbe imputabile solo alla intrinseca bellezza della natura. Invece, con lieve smarrimento, mi rendo conto che ancora una volta dietro a tutta questa armonia si nasconde la mano dell'uomo; i prati ridenti, gli alberi potati, i cespugli ricomposti tradiscono il lavoro di molteplici, invisibili giardinieri.




Con italica invidia non posso fare a meno di notare ovunque la capacità dei francesi di amare e di valorizzare quel che di bello li circonda.


 


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lunedì 7 luglio 2008

Daniele Cambiaso

Daniele Cambiaso lo conobbi ad un incontro alla Biblioteca delle Oblate di Firenze, dove tenne un interessantissima relazione sui gialli ambientati nel periodo fascista.


Da questo suo interesse è nata la rubrica Libri Gialli - Camice Nere da lui curata insieme a Angelo Marenzana su Thrillermagazine (peraltro, la sua relazione, ampliata e divisa in più parti, è stata pubblicata nella rubrica stessa col titolo TOTENTANZ).


Inizialmente conoscevo Daniele come studioso di gialli  e come autore di appendici storiche di alcuni romanzi di Leonardo Gori e di Ben Pastor, ma poi ho scoperto che è anche un interessante autore. In questi giorni sono in corso due sue pubblicazioni.


La prima è nella collana Il Giallo Mondadori dove viene pubblicata l'antologia "Carabinieri in giallo" (n. 2958 - Volume Oro). Tra i vari racconti c'è "Una questione delicata", scritto a quattro mani da Ettore Maggi e Daniele Cambiaso.


La seconda è un romanzo, Ombre sul Rex pubblicato con gli attivi Fratelli Frilli Editori di Genova.  


 


OMBRE SUL REX

Un’indagine Sestrese

 

di Daniele Cambiaso

Frilli Editori

 



  


Genova, luglio 1931. Il varo del transatlantico “Rex” è imminente. Il regime si mobilita, la polizia vigila, ma aleggia una minaccia, venuta da lontano. Chi è il misterioso americano che si aggira come un fantasma per la città? Quali segreti nasconde? Per il vice commissario Igino Menchini inizia una disperata caccia all’uomo, destinata a cambiare per sempre la sua vita.

 

Il libro: Genova, fine luglio 1931. Le indagini sulla morte apparentemente accidentale di un informatore portano Igino Menchini, vice commissario della squadra politica genovese, sulle piste di un misterioso personaggio, rientrato clandestinamente in Italia dagli Stati Uniti. Sono le ore che precedono il varo del transatlantico Rex, uno dei fiori all’occhiello del regime fascista. L’evento avrà una risonanza mondiale, la stampa è mobilitata, la famiglia reale, scortata da alcuni tra i gerarchi di maggior prestigio, sarà presente ai cantieri Ansaldo di Sestri Ponente. Il rischio di un sabotaggio o di un attentato è alto, gli apparati di sicurezza sono allertati, ma il misterioso uomo col Borsalino bianco si muove sfuggente come un fantasma. Menchini inizia così una personale corsa contro il tempo per stanare la sua preda. La serrata indagine lo condurrà a scoprire un complicato intrigo, al quale non sono estranei personaggi insospettabili e molto potenti. Troppo. Quando la verità appare a portata di mano, infatti, per il vice commissario Menchini inizia una nuova, disperata partita. La posta in palio, questa volta, è la propria sopravvivenza. Perché ci sono segreti che non si dovrebbero conoscere. Mai.

 


L’autore: Daniele Cambiaso è nato a Lavagna (GE) nel 1969 e vive a Genova: insegnante di materie letterarie, si occupa di letteratura mystery su riviste (Delitti di carta, Culture) e siti specializzati (Gialloweb, Giallo & Co., ThrillerMagazine). Ha contribuito alla stesura del saggio collettaneo "Pare... letteratura. Neo-italiano, blog, paraletteratura e altre forme selvagge di comunicazione" (Angelo Longo Editore, 2008). Ha curato appendici storiche per alcuni romanzi di Leonardo Gori e Ben Pastor. Suoi racconti sono apparsi sulle antologie Crimini etruschi (Laurum, 2006) e Colpi di testa (Noubs, 2007); partecipa al progetto narrativo “Modica quantità” sviluppato dal collettivo letterario Anonima Scrittori. Entro il 2008 pubblicherà un racconto nell'antologia Carabinieri in giallo (Mondadori).

 


 






























Autore


Daniele Cambiaso


Collana      


Tasc. noir


Titolo  


Ombre sul Rex

Un’indagine Sestrese


Formato


12 x 19


ISBN


978-88-7563-376-9


Pagine


318


In libreria   


Giugno 2008


Prezzo


€ 12.50



 

Per informazioni

Ludovica Schiaroli
Ufficio Stampa
Fratelli Frilli Editori
Via Priaruggia 31/1
16148 Genova

 

tel 010.3074224
fax 010.3772845
www.frillieditori.com

 


sabato 5 luglio 2008

Parigi 1985 - 16

Parigi 1985 - 16

Mi chiedono cosa mi ha colpito del Louvre.
La Gioconda, rispondo subito, e poi il Louvre stesso con quei suoi corridoi senza orizzonte, con le opere di tantissimi buoni pittori che si annullano nella massa e vengono annichilite ulteriormente dall'improbo confronto con decine di capolavori, poi il bar sulla terrazza del museo che inaspettato mi concesse un po' di aria e di calorie evitandomi un clamoroso tracollo.




Ma l'amico, esperto d'arte, insiste per avere i miei giudizi sulle opere esposte. Io, che conscio della mia pregevole ignoranza avevo cercato di evitare una simile specificazione, azzardo con molta umiltà una serie di personalissime impressioni.
Innanzitutto mi ha colpito l'attualità della bellezza delle donne del Botticelli che non ha pari tra i pittori della sua epoca ed anche di tante epoche successive, affollate sempre di paffute matrone.
Poi ho scoperto che i Fiamminghi, che credevo di gradire, in realtà mi piacciono molto meno di quanto mi aspettassi; di loro salvo solo i ritratti di tavolate di popolani, che sembrano quasi caricature ma che esprimono pienamente la straordinaria vitalità di quel popolo di infaticabili mercanti che nel diciassettesimo secolo si sparsero per il globo tanto da farli definire il quinto elemento del mondo dopo aria, terra, acqua e fuoco.
Infine sono stato colpito dall'arte spagnola: fredda, statica, profondamente religiosa. E' l'immagine fedele di quel paese e della sua storia soffocata.




Il Louvre, concludo, è un grandissimo museo perché riunendo tutte le scuole e tutte le epoche permette e stimola una infinità di confronti e paragoni.
L'amico sorride e mi domanda da quanto tempo io non vada a "stimolarmi" agli Uffizi, altro immane museo a venti minuti da casa mia.
Confuso e vergognoso conto gli anni e mi chiedo se mai riuscirò ad applicare alla mia città la sensibilità e la curiosità che sto dedicando a Parigi. Il fatto è che io ci vivo e niente si nota meno di quello che si ha sotto gli occhi. Qui invece trascorro le mie giornate in assoluta contemplazione, senza altro problema che quello di raccogliere più immagini e sensazioni possibile.
Se uno riuscisse sempre a distaccarsi un po' dalla realtà contingente, dalla routine di tutti i giorni, il mondo apparirebbe molto più ricco e la felicità, forse, meno lontana.



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mercoledì 2 luglio 2008

Parigi 1985 - 15

Parigi 1985 - 15

Attraverso la Senna sul ponte d'Iena e vedo la Torre Eiffel ingrandirsi sempre di più, passo dopo passo.
La prima impressione è che sia immensa: foto, cartoline, film non le rendono giustizia; è molto più grande di quanto si possa immaginare e poi, cosa che mi colpisce perchè, chissà come mai, la credevo nera e scura, è grigiastra, quasi chiara. Sono gli antiruggine, mi dicono.




Nessuna cosa nasce per caso: questa torre sorse in occasione della esposizione universale del 1899 e veniva a simboleggiare la fiducia dell'uomo nella tecnica e la sua capacità di dominare l'acciaio e la gravità.
Potremmo anche ritenere questa opera insensata e inutile, una sfida che l'uomo moderno e meccanico ha lanciato alla natura e in effetti in un racconto di Buzzati intitolato, appunto, "La Torre Eiffel" essa è stata immaginata come una novella torre di Babele per erigere la quale degli uomini hanno dinamicamente (unica differenza con lo statico Drogo della Fortezza Bastiani) ed inutilmente dedicato tutta la loro vita.
Il narratore di questa breve storia è un valente operaio meccanico che un giorno viene ingaggiato dall'ingegnere Eiffel per collaborare alla costruzione della gigantesca struttura.
Condizione indispensabile per essere assunto è il mantenere un misterioso segreto che solo in seguito gli sarà svelato.
L'opera inizia e rapidamente procede.
Folle di parigini osservano giorno e notte i meccanici volteggiare alti sulla incredibile intelaiatura. Una mattina però gli operai si accorgono che una nebbia artificiale, approntata con la scusa di impedire loro di cadere vittime di vertigine, viene a nasconderli dagli occhi dei curiosi.
Il lavoro prosegue; dopo due anni si giunge infine a quota trecento metri, quella stabilita dal progetto ufficiale. L'ingegnere convoca i suoi uomini, li ringrazia del loro impegno e chiede che qualcuno resti volontario per portare avanti la parte segreta della torre.
Il nostro resta e continua a lavorare insieme a tanti altri e la costruzione prosegue sempre più in alto, protetta dalla nebbia artificiale. Per guadagnare tempo si costruiscono delle case per operai sospese sulle intelaiature, così da essere subito al cantiere.



L'entusiasmo permea tutti i partecipanti all'impresa: "fu in quel periodo che si cominciò lentamente ad intuire la meravigliosa verità, il motivo cioè del segreto. E non ci sentivamo più operai meccanici, noi eravamo i pionieri, gli esploratori, eravamo gli eroi, i santi. Si cominciò ad intuire che la costruzione della Torre Eiffel non sarebbe terminata mai, ora si capiva perchè l'ingegnere avesse voluto quel sesquipedale piedistallo, quelle quattro ciclopiche zampe di ferro che sembravano assolutamente esagerate. La costruzione non sarebbe finita mai e per la perpetuità dei tempi la Torre Eiffel avrebbe continuato a crescere in direzione del cielo, sopravanzando le nubi, le tempeste, i picchi del Gaurisangar. Fin che Dio ci avesse dato forza, noi avremmo continuato a bullonare le travi d'acciaio una sopra l'altra, sempre più in sù, e dopo di noi avrebbero continuato i nostri figli, e nessuno della piatta città di Parigi avrebbe saputo, lo squallido mondo non avrebbe capito mai."
Ma il sogno presto svanisce: un traditore rompe il segreto, il governo invia la gendarmeria che fa sgombrare la torre. E' la fine: "disfecero il poema da noi elevato al cielo, amputarono la guglia a trecento metri d'altezza, ci piantarono sopra il cappelluccio che ancora adesso vedete, miserabile. La nube che ci nascondeva non esiste più, per questa nube anzi faranno un processo alle Assise della Senna. L'aborto di torre è stato tutto verniciato di grigio, e pendono lunghe bandiere che sventolano al sole, oggi è il giorno dell'inaugurazione.
Arriva il presidente in tuba e redingote tirato dalla quadriglia imperiale. Come baionette balzano alla luce gli squilli della fanfara. Le tribune d'onore fioriscono di dame stupende. Il Presidente passa in rivista il picchetto dei corrazzieri. Girano i venditori di distintivi e coccarde. Sole, sorrisi, benessere, solennità. Al di qua del recinto, smarriti nella folla dei poveri diavoli, noi vecchi stanchi operai della Torre ci guardiamo l'un l'altro, rivoli di lacrime giù per le barbe grigie. Ah, giovinezza!"




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martedì 1 luglio 2008

Parigi 1985 - 14

Parigi 1985 - 14



Alcune vetrate conservate nella deliziosa chiesa di St. Etienne du Mont e le cortesi spiegazioni di un gentile prete mi portano ancora una volta a considerare quale funzione avesse il simbolismo per le genti medievali.
Ogni elemento di quelle composizioni ha un significato allegorico o dottrinale che ora mi viene svelato dal mio coltissimo accompagnatore ma che certo doveva apparire chiaro ed evidente a buona parte degli antichi parrocchiani.
Sgomento, mi immagino la vita dei più istruiti di quegli uomini, dai discorsi continuamente avvolti in metafore e riferimenti religiosi.
Ma, a ben pensarci, ogni epoca vive immersa nei suoi simboli e la cultura stessa non è altro che l'insieme di queste idee comuni, e dunque rassicuranti, delle quali noi ci serviamo per facilitare le nostre comunicazioni. Logico dunque che in quell'epoca priva di scuola e di mass media ci si appoggiasse all'unico patrimonio culturale universale; quello della Chiesa.
Comunque è difficile immaginarsi di vivere in un mondo nel quale ogni cosa ed ogni fatto era così direttamente riferibile a Dio o al Diavolo, al bene o al male.
L'uomo medievale era un pratico immerso in un universo trascendente.



 



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