venerdì 29 febbraio 2008

Santa inquisizione ( 1+2+3+4 )

Santa inquisizione ( 1+2+3+4 )
In verde le parti già pubblicate, in nero la parte nuova

SANTA INQUISIZIONE
Ebbene, lo confesso: ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.
Sono il Bibliotecario.
Talvolta cammino in questi lunghi corridoi per ore senza meta, scorrendo ogni tanto con lo sguardo le costole dei libri che si affacciano dagli scaffali, respirando il loro odore.
Altre volte corro tra i volumi con una delle vetture elettriche in dotazione alla biblioteca e mi diverto a cronometrare i miei tempi su vari percorsi ed a migliorarli.
Uno dei miei giochi preferiti è quello di girovagare tra gli scaffali e prendere a caso dei libri che poi mi faccio obbligo di leggere per un quarto d'ora esatto. Dopo vengono posati inesorabilmente. Se il libro è noioso la lettura diviene una punizione ma se invece è di mio interesse, il fatto di poterne disporre per un tempo così limitato raddoppia il mio entusiasmo e la mia foga di lettore.
Quando le esigenze di servizio me lo permettono, prendo delle droghe e mi diletto a leggere continuativamente per decine e decine di ore. Leggo così in una volta tutte le opere di un autore e tutti i libri che lo commentano. Dopo dormo per giorni.

Non so se invidiare il mio collega che si occupa della biblioteca scientifica. Lui ha in continuazione visite di lettori, riceve tutti i giorni nuovi libri da archiviare, si preoccupa di far scavare ogni mese ulteriori corridoi da riempire di scaffali e di volumi, inizia a teorizzare che sarebbe opportuno non accettare più libri veri e propri ma solo archivi informatici.
Ma lui non ha il Potere che io ho.
Nella biblioteca umanistica, che io dirigo, le visite sono scarse. Le nuove opere da classificare sono rare. Nessuno più scrive letteratura, filosofia, trattati di storia. Solo cose utili vengono scritte adesso: scienza, medicina, economia. Pare che una poesia non serva più a niente. Forse è vero. Quando rischi in ogni momento che una bomba a regressione colpisca la tua città, quando vedi i tuoi fratelli morire di fame tutto intorno, forse non è il caso di perdere tempo con cose fatue. Ma la letteratura è la memoria di un popolo e di una civiltà e quando la guerra perpetua stava per scoppiare i consiglieri decisero di creare una biblioteca sotterranea che conservasse tutto ciò che è stato scritto dall'inizio dei tempi. I miei predecessori hanno lavorato decenni a raccogliere tutti i libri che poterono, a classificarli, a inumarli in questi corridoi, che scorrono su trenta piani sotterranei. Io sono nato qui, nella biblioteca, in una stanza posta settanta metri sotto il livello del mare. Mio padre, il bibliotecario che ho sostituito, mi ha cresciuto in mezzo a questi libri, insegnandomi tutto quel che sapeva sui loro autori, morti da secoli. Ora li conosco tutti. Intimamente; sono stati, in fondo, i miei fratelli. Certo, sono anche uscito molte volte all'aperto. Il mio genitore diceva che dovevo conoscere le cose di cui parlavano i libri: le piante, i fiori, i tramonti. Ma io mi sono sempre trovato più a mio agio qua sotto, nel mondo che considero mio.

Quando è morto mio padre ho sentito un immenso sentimento di potere nascere in me. Non ho potuto fare a meno di pensare che da quel momento io ero l'uomo che meglio di chiunque altro al mondo conosceva la letteratura. Sono passati tanti anni da allora, le bombe sono scoppiate, il flusso di nuovi libri si è ridotto sempre più. Negli ultimi dodici mesi non è giunta nessuna opera di poesia, nessun romanzo, nessuno studio critico. Ora, certamente, sono rimasti in pochi a conoscere i vecchi autori. E nessuno li conosce come me.
Con un'unica eccezione. Solo il mio computer classificatore rammenta i nomi di tutti i poeti, di tutti gli scrittori. Di ognuno ricorda ogni libro e, soprattutto, lo scaffale sul quale, tra milioni di altri, sono posti i volumi. Una volta, tre anni fa, mi venne da pensare che, senza di lui, anch'io sarei perso. Potrei consumare anni a cercare le opere di Shakespeare prima di ritrovarle, tra tutti questi corridoi. Mi folgorò, poi, un ulteriore pensiero. Da allora vivo come inebriato. Mi sono reso conto che ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.


Iniziai con un autore minore: Henry Miller. Non ho mai potuto sopportare le sue banali oscenità. Chiesi al computer l'elenco dei suoi libri e di tutti quelli in cui Miller era citato o commentato. Esaminai con cura la lista ed esclusi alcune opere critiche che trattavano di questo americano solo marginalmente e in misura non rilevante, e che valeva la pena di conservare. Osservai per una trentina di secondi lo schermo del computer, ancora timoroso. Poi premetti un tasto e le locazioni dei libri di Miller e su Miller vennero cancellate. Ora nessuno avrebbe più potuto ritrovarli. Anzi, nessuno avrebbe più saputo che quest'uomo era esistito. Può darsi che all'esterno qualcuno lo ricordi ancora ma presto le bombe a regressione provvederanno a far sparire ogni memoria ed ogni libro fuori da questi sotterranei. Potrà accadere che un giorno giunga qui uno studioso che ha trovato citato Miller in un testo ma sarà per me semplice dirgli che non ho mai ricevuto alcun libro di questo scrittore.
La Santa Inquisizione distruggeva le opere degli eretici. Io riesco a cancellare per sempre ogni traccia ed ogni ricordo degli autori stessi.

(segue…)

giovedì 28 febbraio 2008

Santa inquisizione (1+2+3)

Santa inquisizione ( 1+2+3)


In verde le parti già pubblicate, in nero la parte nuova

SANTA INQUISIZIONE

Ebbene, lo confesso: ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.
Sono il Bibliotecario.
Talvolta cammino in questi lunghi corridoi per ore senza meta, scorrendo ogni tanto con lo sguardo le costole dei libri che si affacciano dagli scaffali, respirando il loro odore.
Altre volte corro tra i volumi con una delle vetture elettriche in dotazione alla biblioteca e mi diverto a cronometrare i miei tempi su vari percorsi ed a migliorarli.
Uno dei miei giochi preferiti è quello di girovagare tra gli scaffali e prendere a caso dei libri che poi mi faccio obbligo di leggere per un quarto d'ora esatto. Dopo vengono posati inesorabilmente. Se il libro è noioso la lettura diviene una punizione ma se invece è di mio interesse, il fatto di poterne disporre per un tempo così limitato raddoppia il mio entusiasmo e la mia foga di lettore.
Quando le esigenze di servizio me lo permettono, prendo delle droghe e mi diletto a leggere continuativamente per decine e decine di ore. Leggo così in una volta tutte le opere di un autore e tutti i libri che lo commentano. Dopo dormo per giorni.


Non so se invidiare il mio collega che si occupa della biblioteca scientifica. Lui ha in continuazione visite di lettori, riceve tutti i giorni nuovi libri da archiviare, si preoccupa di far scavare ogni mese ulteriori corridoi da riempire di scaffali e di volumi, inizia a teorizzare che sarebbe opportuno non accettare più libri veri e propri ma solo archivi informatici.
Ma lui non ha il Potere che io ho.
Nella biblioteca umanistica, che io dirigo, le visite sono scarse. Le nuove opere da classificare sono rare. Nessuno più scrive letteratura, filosofia, trattati di storia. Solo cose utili vengono scritte adesso: scienza, medicina, economia. Pare che una poesia non serva più a niente. Forse è vero. Quando rischi in ogni momento che una bomba a regressione colpisca la tua città, quando vedi i tuoi fratelli morire di fame tutto intorno, forse non è il caso di perdere tempo con cose fatue. Ma la letteratura è la memoria di un popolo e di una civiltà e quando la guerra perpetua stava per scoppiare i consiglieri decisero di creare una biblioteca sotterranea che conservasse tutto ciò che è stato scritto dall'inizio dei tempi. I miei predecessori hanno lavorato decenni a raccogliere tutti i libri che poterono, a classificarli, a inumarli in questi corridoi, che scorrono su trenta piani sotterranei. Io sono nato qui, nella biblioteca, in una stanza posta settanta metri sotto il livello del mare. Mio padre, il bibliotecario che ho sostituito, mi ha cresciuto in mezzo a questi libri, insegnandomi tutto quel che sapeva sui loro autori, morti da secoli. Ora li conosco tutti. Intimamente; sono stati, in fondo, i miei fratelli. Certo, sono anche uscito molte volte all'aperto. Il mio genitore diceva che dovevo conoscere le cose di cui parlavano i libri: le piante, i fiori, i tramonti. Ma io mi sono sempre trovato più a mio agio qua sotto, nel mondo che considero mio.

Quando è morto mio padre ho sentito un immenso sentimento di potere nascere in me. Non ho potuto fare a meno di pensare che da quel momento io ero l'uomo che meglio di chiunque altro al mondo conosceva la letteratura. Sono passati tanti anni da allora, le bombe sono scoppiate, il flusso di nuovi libri si è ridotto sempre più. Negli ultimi dodici mesi non è giunta nessuna opera di poesia, nessun romanzo, nessuno studio critico. Ora, certamente, sono rimasti in pochi a conoscere i vecchi autori. E nessuno li conosce come me.
Con un'unica eccezione. Solo il mio computer classificatore rammenta i nomi di tutti i poeti, di tutti gli scrittori. Di ognuno ricorda ogni libro e, soprattutto, lo scaffale sul quale, tra milioni di altri, sono posti i volumi. Una volta, tre anni fa, mi venne da pensare che, senza di lui, anch'io sarei perso. Potrei consumare anni a cercare le opere di Shakespeare prima di ritrovarle, tra tutti questi corridoi. Mi folgorò, poi, un ulteriore pensiero. Da allora vivo come inebriato. Mi sono reso conto che ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.


(segue…)


mercoledì 27 febbraio 2008

Santa inquisizione 1 + 2

Santa inquisizione ( 1+ 2)
In verde le parti già pubblicate, in nero la parte nuova


SANTA INQUISIZIONE

Ebbene, lo confesso: ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.
Sono il Bibliotecario.
Talvolta cammino in questi lunghi corridoi per ore senza meta, scorrendo ogni tanto con lo sguardo le costole dei libri che si affacciano dagli scaffali, respirando il loro odore.
Altre volte corro tra i volumi con una delle vetture elettriche in dotazione alla biblioteca e mi diverto a cronometrare i miei tempi su vari percorsi ed a migliorarli.
Uno dei miei giochi preferiti è quello di girovagare tra gli scaffali e prendere a caso dei libri che poi mi faccio obbligo di leggere per un quarto d'ora esatto. Dopo vengono posati inesorabilmente. Se il libro è noioso la lettura diviene una punizione ma se invece è di mio interesse, il fatto di poterne disporre per un tempo così limitato raddoppia il mio entusiasmo e la mia foga di lettore.
Quando le esigenze di servizio me lo permettono, prendo delle droghe e mi diletto a leggere continuativamente per decine e decine di ore. Leggo così in una volta tutte le opere di un autore e tutti i libri che lo commentano. Dopo dormo per giorni.


Non so se invidiare il mio collega che si occupa della biblioteca scientifica. Lui ha in continuazione visite di lettori, riceve tutti i giorni nuovi libri da archiviare, si preoccupa di far scavare ogni mese ulteriori corridoi da riempire di scaffali e di volumi, inizia a teorizzare che sarebbe opportuno non accettare più libri veri e propri ma solo archivi informatici.
Ma lui non ha il Potere che io ho.
Nella biblioteca umanistica, che io dirigo, le visite sono scarse. Le nuove opere da classificare sono rare. Nessuno più scrive letteratura, filosofia, trattati di storia. Solo cose utili vengono scritte adesso: scienza, medicina, economia. Pare che una poesia non serva più a niente. Forse è vero. Quando rischi in ogni momento che una bomba a regressione colpisca la tua città, quando vedi i tuoi fratelli morire di fame tutto intorno, forse non è il caso di perdere tempo con cose fatue. Ma la letteratura è la memoria di un popolo e di una civiltà e quando la guerra perpetua stava per scoppiare i consiglieri decisero di creare una biblioteca sotterranea che conservasse tutto ciò che è stato scritto dall'inizio dei tempi. I miei predecessori hanno lavorato decenni a raccogliere tutti i libri che poterono, a classificarli, a inumarli in questi corridoi, che scorrono su trenta piani sotterranei. Io sono nato qui, nella biblioteca, in una stanza posta settanta metri sotto il livello del mare. Mio padre, il bibliotecario che ho sostituito, mi ha cresciuto in mezzo a questi libri, insegnandomi tutto quel che sapeva sui loro autori, morti da secoli. Ora li conosco tutti. Intimamente; sono stati, in fondo, i miei fratelli. Certo, sono anche uscito molte volte all'aperto. Il mio genitore diceva che dovevo conoscere le cose di cui parlavano i libri: le piante, i fiori, i tramonti. Ma io mi sono sempre trovato più a mio agio qua sotto, nel mondo che considero mio.

(segue…)

martedì 26 febbraio 2008

Santa inquisizione - 1

Santa inquisizione – 1


 

SANTA INQUISIZIONE

 

Ebbene, lo confesso: ho più potere io solo di quanto mai ne abbia avuto la Santa Inquisizione.

Sono il Bibliotecario.

Talvolta cammino in questi lunghi corridoi per ore senza meta, scorrendo ogni tanto con lo sguardo le costole dei libri che si affacciano dagli scaffali, respirando il loro odore.

Altre volte corro tra i volumi con una delle vetture elettriche in dotazione alla biblioteca e mi diverto a cronometrare i miei tempi su vari percorsi ed a migliorarli.

Uno dei miei giochi preferiti è quello di girovagare tra gli scaffali e prendere a caso dei libri che poi mi faccio obbligo di leggere per un quarto d'ora esatto. Dopo vengono posati inesorabilmente. Se il libro è noioso la lettura diviene una punizione ma se invece è di mio interesse, il fatto di poterne disporre per un tempo così limitato raddoppia il mio entusiasmo e la mia foga di lettore.

Quando le esigenze di servizio me lo permettono, prendo delle droghe e mi diletto a leggere continuativamente per decine e decine di ore. Leggo così in una volta tutte le opere di un autore e tutti i libri che lo commentano. Dopo dormo per giorni.

 

(segue…)

sabato 23 febbraio 2008

Il mondo gira

PROBLEMI

Ci sono delle situazioni nelle quali ci si trova impelagati sino in fondo e si pensa “non ne uscirò mai” e invece poi si esce da tutto e mesi e anni dopo ci si ricorda e allora si sorride se è andata bene oppure si diventa tristi. Il guaio è che ora come ora non si sa come andrà a finire e così tutto appare complicato e vago ed è un continuo succedersi di malinconia e di gioia, e uno non può né studiare né lavorare, che per dimenticare sarebbe la cosa migliore, e passa le giornate pensando ai suoi guai che appaiono enormi, pieni di scelte drammatiche quando poi invece si risolveranno con dolcezza, diluiti nel tempo, grazie a tanti cambiamenti impercettibili fino al momento in cui uno pensa “toh! Dove è finito il mio problema?” e si ritiene uno stupido per non aver visto la soluzione che era lì a portata di mano, per aver perso tanto tempo. Questo quando va bene; quando va male il problema scompare ugualmente perché si giunge al punto nel quale è inutile continuare ad affannarsi, a combattere, a scegliere. Ogni cosa corre ineluttabile al suo fine e tu non puoi farci niente, d'un tratto ti ritrovi sconfitto e allora l'unica è aspettare che le ferite si richiudano, che nuove occasioni si presentino, e poi tornare a vivere, a complicarsi la vita, a impelagarsi fino in fondo in certe situazioni che si pensa “non ne uscirò mai” e invece poi si esce da tutto e mesi e anni dopo ci si ricorda e allora si sorride se è andata bene oppure si diventa tristi. Il guaio è che ora come ora non si sa come andrà a finire e così tutto appare complicato e vago ed è un continuo succedersi di malinconia e di gioia, e uno non può né studiare né lavorare, che per dimenticare sarebbe la cosa migliore, e passa le giornate pensando ai suoi guai che appaiono enormi, pieni di scelte drammatiche quando poi invece si risolveranno con dolcezza, diluiti nel tempo, grazie a tanti cambiamenti impercettibili fino al momento in cui uno pensa “toh! Dove è finito il mio problema?” e si ritiene uno stupido per non aver visto la soluzione che era lì a portata di mano, per aver perso tanto tempo. Questo quando va bene; quando va male il problema scompare ugualmente perché si giunge al punto nel quale è inutile continuare ad affannarsi, a combattere, a scegliere. Ogni cosa corre ineluttabile al suo fine e tu non puoi farci niente, d'un tratto ti ritrovi sconfitto e allora l'unica è aspettare che le ferite si richiudano, che nuove occasioni si presentino, e poi tornare a vivere, a complicarsi la vita, a impelagarsi fino in fondo in certe situazioni che si pensa “non ne uscirò mai” e invece poi si esce da tutto e mesi e anni dopo ci si ricorda e allora si sorride se è andata bene oppure si diventa tristi. Il guaio è che ora come ora non si sa come andrà a finire e così tutto appare complicato e vago ed è un continuo succedersi di malinconia e di gioia, e uno non può né studiare né lavorare, che per dimenticare sarebbe...

mercoledì 20 febbraio 2008

Giallo Comico su Thrillermagazine

Tornando alle cose serie, vi parlo del GIALLO COMICO, naturalmente.


Graziano Braschi e Mauro Smocovich hanno creato, proprio in questi giorni, una rubrica su Thrillermagazine dedicata al Giallo Comico, o, meglio, per usare parole loro, dedicata a 


Umorismo nero, comico sgangherato, satira politica e di costume, ironia elegante e grottesco.

In salsa delittuosa, s'intende...



La rubrica la trovate a questo indirizzo:


http://www.thrillermagazine.it/rubriche/giallo_comico


Nella rubrica potete trovare, poi, una mia recensione anomala al libro Il mistero della cripta stregata di Eduardo Mendoza.


Mendoza è davvero un grande autore, e Il mistero della cripta stregata è un grande libro.


Non so se si può dire che anche la mia recensione è una grande recensione.


Ho provato, però, a farla comica, e recensioni comiche non è che se ne trovino molte a giro. 

martedì 19 febbraio 2008

E se la Serata Ucronica non ci fosse stata?

Cosa sarebbe successo se…? si chiede il narratore ucronico.

 

E dunque lo faccio anche io.

 

Cosa sarebbe successo se a un certo punto, per pigrizia, per mancanza di iniziativa, per carenza di entusiasmo, avessimo deciso di lasciar perdere tutto e di non organizzare la Serata Ucronica di sabato scorso?

 

Certamente il corso della Storia dell’Umanità sarebbe cambiato.

 

Infatti, quel ragazzino che era seduto in terza fila non avrebbe ascoltato il Prof. Marucelli che raccontava degli sforzi di alcuni scienziati che stanno cercando di effettuare un viaggio nel tempo, inviando indietro di qualche frazione di secondo un neutrone.

 

E quel ragazzino, che io non so chi sia, non si sarebbe appassionato all’idea e non avrebbe deciso di studiare Fisica.

 

E dunque non si sarebbe laureato col massimo dei voti, e poi trasferito in Svizzera e non avrebbe messo a punto la prima macchina per i viaggi nel tempo effettivamente funzionante.

 

E, soprattutto, non me lo sarei visto entrare nel mio studio oggi, tre giorni dopo la presentazione,  ormai adulto e con qualche capello bianco, per ringraziarmi di averlo fatto divertire col mio racconto Caput Mundi in quella Serata Ucronica che aveva forgiato il suo destino e la Storia del mondo.

 

Perlomeno questo è quello che mi sta raccontando il distinto signore che in questo momento siede dall’altra parte della mia scrivania.

 

Rammentiamo insieme quella Serata del 16 febbraio 2008, per lui ormai remota, mentre per me ancora vividissima nella memoria.

 

Ricordiamo la chiara e bella introduzione di Carlo Menzinger,

l’ampio intervento del Prof Marucelli che ha coperto sia gli aspetti letterari delle Ucronie, sia quelli scientifici sui multiuniversi e i viaggi nel tempo,

le parole dell’editore Antonello Cassan di Liberodiscrivere,

il mio intervento che, essendo io persona poco seria, tentava di essere brillante,

la divertente Kassata di Angela Rosati,

lo sfortunato Dante di Alberto Pestelli,

il Garibaldi creatore della bandiera della Magica Roma immaginato da Martino Pasquale.

C’erano poi altre due autrici, Gianna Campanella e Vera Bianchini.

E un folto pubblico che ringrazio (novanta persone circa secondo Carlo Menzinger, quattro secondo la Questura).

 

Al termine della presentazione c’è stato un rinfresco. Poi, quello che allora era un ragazzino se n’è tornato a casa, mentre gli autori, i loro familiari e taluni amici se ne sono andati a formare un tavolo da trenta persone in pizzeria (e lì l’affluenza è certificata dal numero di coperti indicato nella ricevuta fiscale).

 

Ora saluto il mio visitatore.

Quando sta già scendendo le scale mi viene in mente che lui conosce la storia dei prossimi trent’anni. Ho solo pochi istanti prima che scompaia. Gli faccio, quindi, la  domanda più importante.

 

- Quando vincerà la Fiorentina il terzo scudetto?

 

Lui mi sorride e non risponde.

 

Non so se gli è vietato di fornire informazioni sul futuro o se debbo seriamente preoccuparmi.

 

.

 

Per info più complete sulle UCRONIE vedi qui.

.

Per maggiori dettagli sulla serata vedi il post di Carlo Menzinger.

.

venerdì 15 febbraio 2008

Sabato Serata Ucronica a Firenze

Ho notato che la gente che è in ritardo è spesso
più contenta della gente che li ha dovuti aspettare ...

Edward Verrall Lucas


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Spero, dunque, di vedervi numerosi questo sabato, alle 17 in Via Degli Artisti - angolo piazza Donatello per la Serata Ucronica in cui sarà presentato Ucronie per il terzo millennio.

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E che, se non vi vedrò alle 17, perlomeno voi siate contenti.

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Noi, dal canto nostro, ci consoleremo bevendoci tutto lo spumante e mangiando tutti i salatini da soli

(non l'avevamo mai detto, ma qualcosina, simbolica, si mangerà e si berrà).

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PS 1 in questo post di Menzinger sono riportati dei mini-estratti dei vari racconti (i romani mi perdonino per quanto ho immaginato nel mio racconto Caput Mundi).

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PS 2  in questo post di Menzinger è riportata, invece, la lista dei vari blog che hanno parlato della Serata Ucronica; sono circa 25 e ringrazio di cuore tutti quelli che stanno pubblicizzando la Serata.

giovedì 14 febbraio 2008

Il maghetto e la maga

Segnalo un’analisi molto articolata e approfondita sulle ragioni del successo di Harry Potter, pubblicata da Carlo Menzinger  in questo post.

 

Nella annosa controversia sulla “rispettabilità letteraria” degli autori di grande successo commerciale (secondo buona parte degli addetti ai lavori, piacere a tanti dovrebbe essere sinonimo di scarsa qualità), Carlo si schiera con decisione dalla parte della Rowling, da lui ritenuta un genio (o una maga, se si vuole rimanere in tema).

 
Io, pur avendo letto solo una piccola parte della saga della saga di Harry Potter, concordo con Carlo. Secondo me, bisogna avere sempre il massimo rispetto per gli autori che vendono molto. A leggerli con attenzione, qualcosa si impara sempre.

Anzi, a dire il vero, io ritengo che uno scrittore possa imparare qualcosa dalla lettura di ogni libro, anche di quelli decisamente scarsi (i libri pessimi sono, a dire il vero, i più istruttivi perché fanno capire quali sono gli errori da evitare).

 

Tornando all’analisi di Carlo, ne consiglio vivamente la lettura, perché esplora con grande lucidità i meccanismi che possono portare al successo un’opera letteraria.

 

Peraltro Carlo mi aveva già esposto molte di queste idee nel 2004, quando avevamo provato a vedere se era il caso di scrivere a quattro mani una serie di libri per ragazzi. Avevamo anche buttato giù un paio di ipotesi alternative, con tanto di schemi dei personaggi e descrizioni sommarie dei mondi fantastici in cui avremmo potuto ambientare la trama.

 

Poi, alla fine, abbandonammo l’idea di scrivere insieme quel libro, più che altro perché la scrittura per ragazzi è un po’ particolare e richiede una attitudine che io sento di non avere. Scrivere forzando il mio stile, quindi, non sarebbe stato per me divertente e, soprattutto, non avrebbe portato a buoni risultati.

 

Carlo, invece, che è ben più eclettico di me (tra l’altro è anche poeta), so che ha portato avanti quella sua idea e ha quasi completato un paio di romanzi brevi adatti per lettori di dieci/dodici anni. Non dubito che presto avremo la possibilità di vederli pubblicati.

 

Per chi voglia ascoltare Carlo Menzinger parlare, ricordo l’appuntamento di questo sabato, il 16 febbraio alle 17 in Firenze, presso la Galleria Donatello, Via Degli Artisti 2R per la Serata  Ucronica, alla quale porterò anche il mio modesto contributo.

martedì 12 febbraio 2008

Le dieci regole per scrivere un buon giallo di Carlo Lucarelli

Le dieci regole per scrivere un buon giallo di Carlo Lucarelli

 

1)     Partire da un “mistero misterioso”, vale a dire coinvolgente, inquietante. Uno di quei misteri che non ti dai pace se non sai come vanno a finire.

2)     Centellinare le informazioni al lettore. Non raccontare tutto subito. Mantenere un’atmosfera di sospensione.

3)     Portare il lettore verso una prima soluzione del mistero. Poi con un colpo di scena aprire la porta ad un mistero successivo.

4)     Creare un buon personaggio-guida.

5)     Creare un buon personaggio che infittisca il mistero, che lo renda più complicato.

6)     Situare la storia in un’ambientazione conosciuta e credibile.

7)     Mantenere un ritmo di scrittura incalzante.

8)     Costruire una macchina narrativa, una storia, per raccontare qualcosa che si ritiene importante (n tempo lo chiamavano il “messaggio”)

9)     Scrivere con lo stile migliore. Scegliere le parole più belle.

10)Dimenticare tutte queste regole.

 

Tratto da Anonima Assassini. I delitti di Orme Gialle. Editrice Tagete. Raccolta dei racconti premiati e segnalati nella X edizione (2006) del premio Orme Gialle, con prefazione di Douglas Preston e con un intervento di Carlo Lucarelli. 

lunedì 11 febbraio 2008

Ucronie a Firenze

Aspetto tutti gli amici fiorentini, e i non fiorentini che volessero approfittare dell’occasione per fare una bella girata a Firenze, questo sabato alla Serata Ucronica (in realtà comincia alle 17 ma invitare la gente al Tardo Pomeriggio Ucronico non avrebbe fatto la stessa figura).

 

Nel corso della Serata presenteremo l’antologia Ucronie per il terzo millennio, che contiene un mio racconto e la cui copertina potete ammirare nella colonna a fianco.

 

Più nel dettaglio:

 

SABATO 16 FEBBRAIO 2008

ALLE ORE 17,00

 

SERATA UCRONICA

PRESSO LA GALLERIA DONATELLO

Via degli Artisti, 2R -Firenze

 

Il Prof. Gianni Marucelli

(direttore della rivista -La Toscana L'uomo L'ambiente)

presenta

l’antologia di allostorie (racconti con ipotesi di Storia alternativa)

 


UCRONIE

PER IL TERZO MILLENNIO

Allostoria dell’umanità da Adamo a Berlusconi

Edizioni Liberodiscrivere (www.liberodiscrivere.it)


 

46 racconti di 18 autori,

curati da Carlo Menzinger

 

Interverranno il curatore e alcuni degli autori.

 

All’inizio della presentazione, sarà possibile visitare

la mostra di quadri degli artisti del Gruppo Donatello

Renato Mertens, Luigi Tamanini e Domenico Viggiano.



Via Degli Artisti 2r (Firenze 50132)

Tel. +39 055579207



Gli autori sono: Vera Bianchini, Sergio Calamandrei, Gianna Campanella (Cyprea), Lorella De Bon (CRISalide), Francesco De Francesco (franz nessuno), Riccardo Farina (stupidus), Fabrizio Graziani, Luigi Guidi, Maria Iorillo, Pasquale Martino (Pasquino), Carlo Menzinger, Cristina Nardo, Alberto Pestelli, Giuseppe Pompò, Marco Porcaro, Angela Rosati (zingara53), Rossano Segalerba, Pietro Suardi.

 

Dati biografici dei vari autori li potete trovare in questo post.

 


Come sarebbe il mondo se Dio non avesse creato Adamo? E se a comandare fossero le donne?

E se Hitler avesse fatto il pittore o Berlusconi il cantante?

 

Gli autori di questa curiosa antologia di racconti ucronici, curati (ma non guariti) da Carlo Menzinger,

ci offrono una scoppiettante carrellata di allostorie,

nelle quali si divertono a raccontarci che

il mondo potrebbe anche essere diverso da come è oggi,

che Nerone avrebbe potuto fare il gladiatore e Miller l’agente segreto, Washington ritirarsi in campagna, Freud studiare le pecore, Garibaldi consegnare l’Italia al papa e Madre Teresa andare a fare shopping a Beverly Hills.

 

Lasciamoci, allora, trascinare dalla loro irrefrenabile fantasia e, finché dura la lettura, viviamo in questo strano mondo,

né migliore né peggiore del nostro ma certo diverso,

e ricordiamoci sempre

che il nostro futuro non è immutabile

e spetta a noi disegnarlo,

perché

ciascuno di noi può modificare la Storia.

Almeno in un racconto.

 


L’ucronia è Storia sognata.


 

Il libro può essere ordinato su www.liberodiscrivere.it

 

venerdì 8 febbraio 2008

Le domeniche del giallo

Le domeniche del giallo sono una serie di incontri con noti autori di gialli curati da Giuseppe Previti, in collaborazione con il sottoscritto e con Giacomo Aloigi, e con “gli amici del giallo” di Pistoia.


Gli incontri si terranno presso la libreria Giunti al Punto di Pistoia (Via Dei Fabbri 26, Pistoia, tel/fax 0573 366371, pistoia2@giunti.it).

 

Il primo incontro si è già tenuto il 16 dicembre 2007, con Michele Giuttari che ha presentato il libro Il basilisco.

 

Il secondo incontro, purtroppo attualmente rinviato a data da stabilirsi, originariamente era  previsto per il 13 gennaio 2008, con LORIANO MACCHIAVELLI che avrebbe parlato di Sarti Antonio e La via dell’inferno e sarebbe stato presentato dal sottoscritto Sergio Calamandrei. Speriamo possa essere individuata un’altra data.

 

Il calendario degli altri quattro incontri è il seguente (in tutti sarà presente Giuseppe Previti):

 

questa domenica 10 febbraio 2008, ore 17,30 – VALERIO VARESI (Oro, incenso e polvere)

 

9 marzo 2008, ore 17,30 – PIER LUIGI GASPA, GIULIO GIORELLO (La scienza tra le nuvole. Da Pippo Newton a Mr Fantastic)

 

13 aprile 2008, ore 17,30 – GIAMPAOLO SIMI (Rosa elettrica)

 

11 maggio 2008, ore 17,30 – GIULIO LEONI (La crociata delle tenebre) con presentazione del sottoscritto Sergio Calamandrei

 

giovedì 7 febbraio 2008

Le dimensioni non contano? - 2

Tornando a riflettere sui limiti di lunghezza, talvolta imposti agli scrittori, di cui parlavo in un mio precedente post, segnalo questo articolo, in cui si racconta di una iniziativa editoriale che, prendendo spunto da un famoso miniromanzo di Ernest Hemingway, ha raccolto on line e poi pubblicato su cartaceo un folto numero di romanzi di sei parole.


Il "romanzo" originario di Hemingway era:


For sale: baby shoes, never worn


ovvero:


Vendesi: scarpine per neonato, mai indossate


Per come la vedo io, trattasi di "giochini" che hanno la stessa valenza letteraria della creazione di una tavola di parole crociate.


Comunque, visto che la cosa interessa, lancio una nuova iniziativa: il romanzo in UNA parola, di non più di otto caratteri.


Inizio io:


"Fandomo!"


(ammirate la capacità di sintesi rappresentata dalla contrazione della parola e la colorazione localistica toscana).


 

mercoledì 6 febbraio 2008

Una doverosa premessa


 

Premetto che non sono stato pagato dal Caffé Neri-Peruzzi (perlomeno, non ancora, a questa data).

Premetto, inoltre, che niente so dell'organizzazione interna della Biblioteca Nazionale di Firenze e sono certo che quanto è qui narrato non ha alcuna attinenza con questa prestigiosa istituzione. Non escludo, peraltro, che i fatti, così come vi verranno esposti, possano essersi verificati o si stiano verificando o si verifichino in futuro in qualche altra biblioteca italiana o straniera.

Conoscevo, infine, Simone Berti e ancora mi addolora ricordarlo.

 

“In molti romanzi la trovata letteraria più geniale è l'avvertimento che i personaggi sono puramente immaginari.”

Adams





lunedì 4 febbraio 2008

Orme gialle

Sabato 2 febbraio 2008, alle 18, a Pontedera presso l'Auditorium del Museo Piaggio di Pontedera, si è tenuta la premiazione dell’edizione 2007 del concorso Orme gialle.


Ero lì, dato che il mio racconto Dante e Beatrice, diciotto vite spezzate è stato incluso nella lista dei racconti selezionati (e sarà quindi inserito nell'antologia di questa edizione del premio).

Tra i premiati c'era anche Francesca Padula, compremiata con me anche a Maremma Mystery 2007

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Il circolo culturale Orme gialle ha come Presidente Onorario Carlo Lucarelli che era presente alla premiazione. La giuria del concorso è formata da importanti addetti ai lavori, tra i quali Douglas Preston (che in questi giorni è nelle primissime posizioni delle classifiche Usa dei libri più venduti), Graziano Braschi, Piergiorgio Di Cara, Leonardo Gori, Giampaolo Simi, Mario Spezi.

Sabato erano presenti Lucarelli, Braschi, Di Cara, Simi e Spezi, oltre ad altri scrittori non facenti parte della giuria.

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Lucarelli ha raccontato che uscirà prima dell’estate un suo libro ambientato nelle guerre coloniali italiane, quello che lui ha definito il nostro far west, pochissimo sfruttato, al contrario di quello statunitense, dalla nostra letteratura e dal nostro cinema. Ma, indubbiamente, penso non sia semplice parlare degli italiani colonizzatori senza scivolare in preconcetti o visioni ideologiche molto rigide che possono facilmente togliere ogni afflato a qualsiasi trama o vicenda si intenda raccontare.

 

Il concorso l’ha vinto un ragazzo che lavora in Polizia, a Genova. Detto per inciso, in sala c’erano ben cinque poliziotti-scrittori (Di Cara, per esempio) e tutti noi ci siamo sentiti molto sicuri.

 

Dopo la premiazione ho partecipato anche a una cena convivivale con Lucarelli e gli altri scrittori intervenuti.

venerdì 1 febbraio 2008

Le dimensioni non contano?

Le dimensioni contano o non contano, quando si tratta di scrivere un testo?

Stavo riflettendo ancora una volta sul fattore lunghezza; sul fatto che mi risulta molto difficile talvolta rispettare le stringenti condizioni di lunghezza massima di un racconto poste per partecipare a dei concorsi o per essere pubblicato in un’antologia.




Data la grande fatica che faccio a scrivere quando ho limitazioni di lunghezza mi ero convinto un po’ semplicemente che mi fosse più congeniale la dimensione del romanzo rispetto a quella del racconto.



Mi sono ricordato, però, l’immenso lavoro che è stato anche scrivere il mio romanzo.


Sono andato, quindi, a cercare le cose che ho scritto con maggiore naturalezza e facilità e mi sono reso conto che erano racconti di circa 10.000 parole (ovvero 60.000 caratteri spazi inclusi, circa 33 cartelle da 1.800).


Si tratta, in sostanza, di racconti “non brevi”, in cui c’è il tempo per presentare e far crescere i personaggi e sviluppare una storia. In definitiva, non mi pare che si possa parlare di racconti esageratamente lunghi; sono circa trenta pagine di libro stampato.

Purtroppo la misura richiesta oggi è spesso di 8 o 10 cartelle al massimo (14.400 o 18.000 caratteri), per indubbie esigenza di rapida lettura degli elaborati da parte dei giurati o per avere la possibilità di inserire in un’antologia un congruo numero di testi.
Si dice che ponendo dei limiti ristretti, la creatività dello scrittore venga esaltata.
A me pare, piuttosto, che uno sia costretto talvolta ad abbandonare il modo migliore per raccontare una storia e si debba adattare a soluzioni di ripiego.