venerdì 30 marzo 2007

Alla fine ho fatto anche questa

Alla fine ho fatto anche questa, nella mia lunga marcia di outing letterario.


 


Dopo la non banale decisione iniziale di portare all’esterno quello che scrivevo, mi sono per prima cosa creato un sito internet, poi ho constatato che se non mi davo una mossa il mezzo romanzo che avevo a candire nel cassetto sarebbe tristemente ammuffito lì e allora l’ho portato in fondo.


Ho poi compreso che avere un dattiloscritto completato e non provare a farlo leggere a qualcuno aveva poco senso e quindi l’ho sottoposto agli editori.


Dopo che il romanzo era stampato avevo finalmente il mio libro, ma a quel punto mi è parso naturale e necessario cercare di farlo leggere a più persone che potevo (altrimenti tanto valeva rimanere col mezzo romanzo nel cassetto). Sono partite quindi le mail con cui informavo un mucchio di gente che oltre ad essere la persona seria che conoscevano ero anche uno che gli era preso di scrivere un romanzo. E poi ci sono state le presentazioni.


A quel punto, essendo già a tutti nota la mia doppia vita, mi sono preso anche la soddisfazione di aprire questo blog, tanto ormai.


 


E ora l’ultimo passo (per adesso) del mio outing.


Sono stato ospite di una trasmissione televisiva sui gialli.


Ogni sabato sera, in seconda serata, su TVL TV Libera Pistoia, Stefano Fiori e Giuseppe Prevìti conducono la trasmissione Giallo Pistoia. Il programma dura circa un’ora e consiste essenzialmente nell’intervista a un giallista, di solito toscano, che presenta la sua ultima opera.  


TVL Pistoia non la prendo neanche troppo bene qui a Firenze, e lo studio è “nudo e puro” come nelle TV libere di una volta (delle sedie con dietro uno sfondo e due schermi) ma la trasmissione è interessante e mi piace l’idea che a qualcuno (nel caso di specie: l’associazione GIALLOPISTOIA-CLUB AMICI DEL GIALLO) sia venuto in mente di farla.


 


Alla fine, quindi, sia pure in un contesto locale, mi sono ritrovato ad essere microfonato e ad osservare le lucine rosse che si accendevano sulle telecamere. Poi ho iniziato a parlare di gialli e del mio libro e mi è parso che il tempo sia volato via in un baleno.


 


La mia puntata andrà in onda su TVL questo sabato (31/3/07) alle 23.30 e in replica domenica (1/4/07) alle 17.30.


 


Scrivere è mettersi in gioco. Ma mi pare di aver capito che il gioco non si ferma dopo che hai finito di comporre il tuo testo. Tanto di quel gioco, forse, inizia da quel momento in poi.

martedì 27 marzo 2007

Tutti i mali del mondo

TUTTI I MALI DEL MONDO


 


"Quante volte per altri è vita quello che per noi è un minuto"       


Francesco Guccini - "Antenòr" - Metropolis - 1981 Emi Italiana SpA


 


Te ne rendi conto d'improvviso mentre ascolti distratto quel che ti sta narrando il tuo amico. Già lo avevi confusamente intuito prima, quando gli stavi raccontando di quel tuo spaventoso incidente che per qualche istante ti aveva portato al cospetto della morte.


Già allora, parlandogli, avevi notato sgomento che dalle sue parole, dai suoi occhi, dal suo atteggiamento traspariva nettissima una velata sensazione di noia e che egli si frenava a stento dall'interromperti e dal raccontarti l'incidente avvenutogli qualche tempo prima.


Appena tu avevi smesso di parlare, subito egli aveva iniziato a narrarti della sua disavventura automobilistica e di quelle accadute a tanti suoi amici e parenti; il tuo incidente era per lui diventato solo il pretesto per dare la stura ad una serie di ricordi forse vivissimi nella sua mente, fors'anche dolorosi ma che, a dire il vero, non ti interessano minimamente e che ascolti annoiato e quasi seccato perché ti pare che tutti questi incidenti e questi scontri e tamponamenti tendano a sminuire l'importanza del tuo che, come sai bene, è stato unico ed irripetibile ed importantissimo per la tua vita.


Allora ti rendi conto che questa tua noia, questo tuo fastidio, questa strana indifferenza sono le stesse sensazioni che aveva precedentemente provato il tuo amico mentre gli stavi parlando.


Confuso, scuoti la testa e comprendi che quegli episodi che il tuo amico ti sta raccontando e che a te paiono aneddoti un po' noiosi, per altre persone sono stati causa di sangue e di lacrime e che la tua indifferenza è colpevole e vile, come colpevole e vile ti era parsa prima quella del tuo interlocutore.


Allora capisci come tutto sia spaventosamente relativo e come quel grande amore che ti ha ucciso il cuore possa per altri essere solo un minimo elemento di una casistica infinita e scontata.


Eppure tu lo sai che da allora il tuo cuore si è fermato e che quella banalissima cosa è stata il momento più importante della tua vita.


Ci ripensi, ti balocchi un poco con questa idea, poi concludi che non possiamo partecipare ai dolori di tutta la gente del mondo, che già ci bastano i nostri.


Quindi, con un sorriso strano, un po' cinico, un po' amaro, annuisci alle ultime parole del tuo amico e ti volgi verso una finestra a goderti lo splendore del disco d'oro che tramonta.

domenica 25 marzo 2007

Domenica, riposo

Domenica, riposo: mi limito a postare, dunque, un estratto de L'unico Peccato.


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Aveva conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie a una cena, a casa di amici. Questi l'avevano invitata per cercare di accoppiarla con un altro loro conoscente che la trovò subito odiosa. Lei aveva iniziato a fare pratica in uno studio legale e in effetti, non si sa per quale motivo, a quel tempo si dava parecchie arie. Era una ragazza mediamente carina, “potabile” aveva commentato lui con gli amici, e a quell'epoca portava una treccia di capelli castani lunghissima. Adesso, invece, aveva un taglio corto molto meno dolce. A quella cena, Clara chiese se qualcuno era interessato ad andare a vedere con lei un film di un regista polacco che durava tre ore e faceva parte di una quadrilogia (di complessive tredici ore e mezza) alla realizzazione della quale detto cineasta aveva dedicato gli ultimi venti anni della propria vita. Anni sprecati, almeno a giudicare dalle reazioni degli altri commensali, che andarono dai cortesi dinieghi alle energiche toccate di palle. L'unico che si mostrò disponibile fu il Gasperi. Sabato dopo si recarono al cinema e ne uscirono confessandosi entrambi, dopo qualche resistenza, che avrebbero preferito spararsi in bocca piuttosto che vedere un qualsiasi altro pezzo della quadrilogia. Andarono poi in un fast-food e rimasero a mangiare hamburger e bere Coca-Cola fino alle tre di notte. Decisero di rivedersi e così ebbe inizio un lungo corteggiamento che Giulio tirò avanti per cinque mesi senza decidere di provarci. Da parte sua, Clara sarebbe già stata disponibile sin da subito e stava iniziando ormai a disperare. Aveva provato in tutti i modi a farglielo capire e si era infine rassegnata a dover fare lei la prima mossa. Era indecisa soltanto se parlargli, cosa che trovava francamente imbarazzante e un po' fredda, oppure se saltargli addosso, che però, a parer suo, faceva un po' troppo mignotta. Alla fine, mentre passeggiavano una sera sul belvedere di Piazzale Michelangelo, Gasperi mise il piede in una buca e le andò a sbattere contro senza volerlo; lei fece finta di equivocare e gli sussurrò mettendogli le mani al collo: – oh, Giulio, era tanto che aspettavo questo momento… – dopodichè lo baciò. Si sposarono dopo tre anni di fidanzamento.

venerdì 23 marzo 2007

Una giornata particolare

Questi di Cascina Macondo mi fanno morire.


Non è assolutamente il genere di iniziativa a cui vorrei partecipare ma mi fa piacere che al mondo esista chi si dedica a queste cose. Dunque posto questa comunicazione che ho ricevuto.


 



CASCINA MACONDO

 

 










SCRITTURÀLIA


 


DOMENICA 15 APRILE 2007


si può partecipare di persona o via email


(puoi leggere tutti i dettagli dell'iniziativa e i testi finora prodotti a Scritturalia su:








www.cascinamacondo.com


cliccando quindi alla voce SCRITTURALIA (home page del sito, in basso, a destra)


 


  


 


 


Appuntamento al mattino (puntualissimi) alle 9.30.


Ognuno  porta il suo pranzo al sacco, la sua merenda sinoira, le sue bevande.


Il tutto verrà poi condiviso all’ora del pranzo e della merenda


con gli amici intervenuti.


 


Oltre al cibo da condividere


ogni partecipante a Scritturalia porta un personale DONO IN NATURA a Cascina Macondo
a parziale copertura delle spese di organizzazione.
Un dono in natura che possa conservarsi per un po’.
Bottiglie di vino, olio d’oliva,
zucchero, farina, caffè, ortaggi sott’olio, sottaceti,
rotoli di scottex, risme di carta da 80 grammi per stampante,
e quant’altro l’immaginazione e la fantasia vi suggeriscono.
Che il dono sia un pacchetto incartato,
con fiocco e biglietto firmato, e una parola, o una frase,
per avere il piacere di sentire nel silenzio della giornata finita
l'eco incoraggiante e affettuoso della vostra presenza.



 



Ognuno porta il suo computer portatile,


o la macchina per scrivere, o la biro, o la stilografica,


o la penna d’oca, l’inchiostro, i fogli,


e quant'altro ritiene opportuno per scrivere un giorno intero


una scrittura estemporanea un gioco creativo


una domenica immersi nella parola scritta e raccontata.


 


*


I partecipanti annotano su un biglietto un argomento a piacere.


Tutti i biglietti, piegati, vengono messi in una ciotola Raku. Azzurra.


Su un altro biglietto ogni partecipante scrive il proprio nome.


 Questi biglietti vengono raccolti  in un’altra ciotola Raku. Rossa.


  Si estrae a sorte.


Due autori saranno abbinati a uno stesso argomento.


Dopo aver preso un caffè ci si sparpaglia per gli spazi di Cascina Macondo.


 Salone, salotto, laboratorio, cortile, capannoni, orto, cucina, retro, ripostiglio,


sotto l’ombra del salice, sotto l’ombra del fico.


Ognuno insomma  trova un posto che gli piace.


E qui comincia a scrivere a ruota libera sull'argomento che gli è toccato.


 Un racconto, una poesia, un testo teatrale, una sceneggiatura, un romanzo breve,


 un saggio, una filastrocca,  una canzone, un fumetto,


con stile tono e libertà assoluti.


Alle  ore 13.00 si pasteggia insieme con vino e chiacchiere.


Poi si ritorna a scrivere.


Nel tardo pomeriggio, verso le ore 16.00,


intorno al camino acceso d’inverno, nel salotto fresco d’estate,


ciascuno legge ad alta voce ciò che ha prodotto. 


Alle ore 19.00 spaghettata finale


con aglio olio e pan grattato.


 


ALLE ORE 20,30 FINE.


 


ricordiamo che l’ascolto dei testi e la spaghettata,


fanno parte integrante di Scritturalia

















giovedì 22 marzo 2007

Sono geniali solo i fiorentini?

Sto partecipando a un meritevole blog


  http://bloggerfiorentini.splinder.com/


che mette in contattato i vari bloggers di Firenze.


Ognuno segnala eventi, spettacoli o situazioni che accadono in città e il blog, in pratica, è una specie di guida costantemente aggiornata sulla vita fiorentina.


Può essere utile anche a chi viene a visitare Firenze.


 


Io penso di poter contribuire a questo blog segnalando incontri con autori e presentazioni varie di libri in Firenze.


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Esistono blog del genere anche per altre città o siamo dei geni noi fiorentini? 

mercoledì 21 marzo 2007

Concorso di Haiku

Alla fine ho partecipato davvero a quel concorso di haiku della Cascina Macondo .


Non ho usato l’haiku tombolato (vedi miei post del 1/3/07 e del 3/3/07 sotto il tag haiku); ho partecipato con tre dei quattro haiku che ho scritto in vita mia. Malgrado la mia poca conoscenza della materia mi ha affascinato la possibilità di vedere un mio haiku stampato su una bustina di zucchero (uno degli sponsor del concorso è, infatti, uno zuccherificio).


I tre haiku sono i seguenti:


 


Inverno gela


 


Inverno gela


amori infiniti.


E poi che resta?


 


 


Quando sorridi


 


Quando sorridi


e non me lo aspetto


è primavera


 


 


Svela l’autunno


 


Svela l’autunno


esplosioni di vita


di foglie rosse


 


Se qualcuno pensa sia il caso, può andarmi a votare.


 

martedì 20 marzo 2007

Calcio inglese

Nell’ottimo blog A video spento, Akio (che in realtà ne ha due di blog: A video spento e Caro televip , un blog sulla TV) ha raccontato in un post Kempes contro Bettega  di una sua entusiasmante esperienza da ragazzo in Inghilterra nel 1978, quando con i suoi compagni di corso sconfissero a calcio degli spagnoli.



Ricordo anch'io una mitica partita da quindicenne in vacanza-studio su quegli splendidi campetti verdi inglesi.


Italiani contro locali.


Sono stato sempre un difensore un po' grossolano ma lì feci uno dei miei migliori gesti tecnici.


Sono l'ultimo difensore fermo ad attendere un attaccante inglese lasciato in contropiede; lui fa una finta, io abbocco e mi appoggio sul piede sinistro, lui fa passare la palla appena alla mia sinistra e a quel punto non avrei mai potuto rialzare il sinistro per intercettarla. D'istinto faccio scorrere la gamba destra dietro la sinistra e con una specie di tacco rinvio. Dopo un attimo di sgomento, applauso sportivo degli attaccanti inglesi.


Certe cose non si dimenticano mai.


 

Una disadattata musicale - 2

Per rispondere alle osservazioni di "alcohol" che mi accusa di plagiare i miei figli facendo loro ascolatre le mie vecchie canzoni, io ritengo che far conoscere ai miei figli delle vecchie canzoni che io ritengo "significative" rappresenti per loro un qualcosa in più, che li arricchisce senza nulla togliere allo svilupparsi dei loro gusti. In altri termini, nell'I-pod di mia figlia ci stanno 4 giga di canzoni e per ora, tra le mie e le sue abbiamo a malapena occupato un giga. Allo stesso modo nel cervello di mia figlia c'è spazio per milioni di canzoni e il fatto che un paio di centinaia gliele abbia fatte sentire io non penso possa rappresentare un problema.
E poi io cerco di spiegarle, ogni tanto, ai miei figli le canzoni. Faccio notare loro delle frasi significative e ne approfitto per commentare i concetti che i cantanti esprimono. Insegno ai bimbi a capire che sotto il significato superficiale ce ne possono stare altri. Ieri si parlava di Alice e ho raccontato che lei ha vinto un Sanremo nel 1981 con "Per Elisa" che apparentemente sembrava una canzone di rabbiosa gelosia verso una rivale. In realtà, anche se il grande pubblico non lo sapeva e non se ne rendeva conto, "Elisa" era l'eroina e quella che sembrava una cialtroncella arrabbiata aveva vinto il festival della canzone italiana parlando, nel 1981, dei problemi della dipendenza.
In generale, io penso che ogni cantante, anche il più apparentemente scarso o banale, prima o poi scriva una canzone o un verso che possa essere apprezzato, e insegno ai miei figli a ricercarlo, quel verso, a riconoscerlo e a servirsene nella propria vita.

lunedì 19 marzo 2007

Una disadattata musicale

Sento mia figlia di dodici anni cantare in macchina a squarciagola “La prima stella della sera” gorgheggiando insieme ad Antonella Ruggiero e mi chiedo se sto facendo una cosa giusta.


Due minuti fa cantava “Laura degli specchi” insieme ad Alice. Il piccolo, di dieci anni, borbotta spesso, in un inglese un po’ inventato, “Rock in the casbah”.


Il fatto è che nella mia macchina  ho voluto tenere il mangiacassette, in modo da poter ascoltare tutti i miei vecchi nastri; e metto quelli quando viaggiamo.


 


Una rapida scorsa di alcune delle più significative tra le cassette che tengo in auto: “Making Movies”; “Breakfast in America”; una raccolta dei singoli dei Clash; una selezione delle prime canzoni della Oxa (tra cui: il Cielo di cristallo con un testo bellissimo,  Eclissi totale, Parlami, Senza di me. “Poi ha smesso di fare belle canzoni” ha osservato ieri mia figlia: era una cosa che le avevo detto io un paio di anni fa); una selezione di vecchie canzoni dei Mattia Bazar, quando c’era ancora la Ruggiero; Alice dei tempi di Azimut; the best of Kate Bush; una mia raccolta “Mare 1984” (che comprende anche: ci stiamo sbagliando ragazzi, la faccia delle donne, ogni volta, such a shame, time after time, love is a battlefield, girls just want to have fun, mis au point); una mia raccolta “Estate 1992” (che comprende anche: Estate 1992, Mare mare, la mia città, cara ti amo, hanno ucciso l’uomo ragno, non m’annoio, ci vuole un fisico bestiale); un’altra mia selection con Into the grove e altre canzoni dei Tears for Fears, di Prince, di Sting e “why can’t I have you” dei Cars. Poi tre bellissimi miscugli registrati da mio fratello alla radio, con classifiche del 1984; erano tempi splendidi quelli: il dj annunciava che tra tre minuti avrebbe messo una certa canzone e chiedeva “siete pronti a registrare, ragazzi?”: facessero ora una cosa del genere verrebbero fucilati.


 


Di fatto, quindi, nella mia macchina si respira un’atmosfera piuttosto inizio anni ottanta e mia figlia si appassiona di canzoni di un quarto di secolo fa, alcune delle quali, sinceramente, note anche allora solo a pochi. Conosce bene anche le canzoni moderne, certo (cantiamo insieme e traduciamo Shakira, le ho infilato nell’I-pod il mio Eminem e le mie Natalie Imbruglia e April Lavigne, si è voluta comprare delle belate di  Jesse McCartney, ecc.) ma sa a memoria testi di cantanti che le sue compagne di classe probabilmente non hanno mai sentito nominare. Ho paura che ne venga fuori una disadattata musicale, che magari tra venticinque anni sentirà l’inizio di una vecchia canzone di mezzo secolo prima e le torneranno in mente le parole, una dopo l’altra, chiare e precise. E ai suoi figli che le chiederanno come fa a conoscere la musica di quando non era ancora nata, risponderà che era una delle canzoni di suo padre. E magari si commuoverà risentendo una sciocchezza come Vamos alla plaja perché gliel’avevo messa io nell’I-pod.  


 


Non so se faccio bene, però continuo. Intanto le ho messo nell’I-pod Guccini, Battiato, De Gregori, i Rem, i Dire Straits, i Pink Floyd. Ogni tanto mi dice “ma che è questa roba?” e non sa se avendola nella playlist deve vergognarsene o andarne orgogliosa con le amiche. Ma se qualche volta, anche per caso, le capiterà di sentire nelle cuffie qualcuna di quelle canzoni, sarà una cosa buona.


 


 

domenica 18 marzo 2007

Niente di originale

In BaleneBianche si parla della questione degli scrittori e degli artisti, veri o potenziali. Sull'argomento ricordavo di avere a suo tempo scritto qualcosa. Sono andato a rivedere il file “il Maiale.doc” (ovvero “non si butta via niente”; file che raccoglie i tagli e gli scarti de L’UNICO PECCATO, tutto prima o poi può servire) e ho trovato quanto riportato in fondo a questo post, che poi ho inserito in quel sito come commento.


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Per inciso, mi rendo conto che spesso inserisco nei miei commenti brani del L'UNICO PECCATO e forse ciò non è bellissimo e me ne scuso, ma di fatto quel libro, stratificatosi in tanti anni, raccoglie quasi tutti i miei pensieri che abbiano attinenza con i libri. Non mi è rimasto più alcun pensiero "originale", come accade anche al De Matteis nel romanzo: un signore che ha una sua personalissima teoria in base alla quale, per quanto ci si possa sforzare, non è possibile pensare, scrivere o fare alcunché di originale poiché nel mondo è già stato tutto pensato, scritto o fatto. Dice che se in vita sua gli venisse in mente un solo pensiero originale si reputerebbe un genio perché solo dei geni è il creare concetti originali. Non ritenendo di essere un genio, il De Matteis non ha voluto mai scrivere niente e pertanto non fa parte del Club degli Aspiranti Scrittori. Non volendo ripetere concetti già detti parla molto poco e, poiché teme che qualcuno possa pensare che lui si voglia spacciare per uno che crei nuovi concetti, parla perlopiù per citazioni.


Ad esempio:


– “Tutto ciò che è degno di essere fatto è stato fatto ripetutamente. Dalle cose mai fatte bisognerebbe tenersi, sospetto, molto alla larga” Max Beerbohm.


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Tornando agli scrittori o agli artisti, il brano che ricordavo è il seguente.


 


Il Carboni iniziò a frugare in una cartelletta che aveva messo sulle ginocchia. "Anche tu, Laura, avevi scritto qualcosa sulle potenzialità inespresse, o meglio sulla difficoltà ed i modi di esprimere se stessi", disse. Il segretario del Club continuò a cercare fin quando non estrasse un foglio dattiloscritto che porse alla ragazza. Lei lo lesse.


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Un poeta svela se stesso sotto un ammasso di parole, un musicista fa capolino dal pentagramma, un pittore si rispecchia in un quadro, un regista si esplicita in sala di montaggio.


Le persone normali leggono poesie, ascoltano musiche, guardano quadri e film e poi mormorano al loro amore: "vedi, queste sono le sensazioni che vorrei esprimerti ma che non riesco."


L'uomo è un essere perlopiù inespresso. Se tutti riuscissero ad esplicitarsi, probabilmente poeti, musici e registi andrebbero in rovina e toccherebbe loro andare a lavorare nelle catene di montaggio disertate dagli ex operai, novelli artisti.


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"-Esplicitate gli impliciti!-" urlò il De Matteis. Lo guardammo tutti stupiti, ed egli tacque, vergognoso di sé stesso, dimenticando di citare la fonte.


 

venerdì 16 marzo 2007

Pubblicato su Thrillermagazine

 

Mi hanno pubblicato un racconto su


http://www.thrillermagazine.it/rubriche/libri_gialli_camicie_nere/


una sezione del sito Thrillermagazine curata da Angelo Marenzana e Daniele Cambiaso dedicata ai gialli ambientati nel periodo del ventennio o collegati a quel periodo (ce ne sono moltissimi, vedi il lungo saggio pubblicato su quel sito). A questa iniziativa hanno contribuito diversi autori, tra cui Carlo Lucarelli.


 


Il mio racconto Firenze, 1944. La cena col morto ora è nella prima pagina di questa sezione; la sua collocazione precisa è però 


http://www.thrillermagazine.it/rubriche/4501/


 


L'intenzione dei redattori è di addivenire alla pubblicazione di un libro che raccolga i vari saggi e racconti.


 


Naturalmente vi terrò aggiornati.



mercoledì 14 marzo 2007

L'unico peccato

Un piccolo autoblogspot. Il mio romanzo:

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unicopeccato

L'UNICO PECCATO
Amore e morte alla Biblioteca  Nazionale di Firenze


di Sergio Calamandrei
editrice ZONA      ISBN 88 89702 27 3




“Ci sono dei libri gialli in cui il detective arriva alla soluzione del caso per intuizione, al termine di un lungo processo di empatia con l'assassino. Egli a poco a poco assorbe, se così si può dire, l'ambiente in cui è maturato il delitto e arriva a ragionare come il colpevole, identificandolo in tal modo. In altri gialli la soluzione viene trovata come freddo risultato di un processo esclusivamente logico, un po' come risolvere un'equazione alla lavagna. In alcuni libri, infine, il colpevole è il maggiordomo e tutto quello che c'è scritto in mezzo è uno spreco di tempo.

Io, tra i miei personaggi non avevo alcun maggiordomo e quindi decisi che dovevo risolvere il caso Berti col mio metodo personale, il metodo Arturi, detto anche della logica per forza.”

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Un romanzo ambientato a Firenze nel mondo degli studenti fuorisede.

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Un investigatore privato conduce un’indagine sul suicidio di uno studente fuoricorso che lo porta a scoprire misteriosi traffici che ruotano attorno alla Biblioteca Nazionale. Esplodono nel frattempo due storie d’amore. La prima è quella di un avvocato trentenne già consumato dal proprio lavoro che cerca di rigenerarsi con un pericolosissimo amore per una ventenne. La seconda nasce tra una ricercatrice universitaria, ossessionata dalla propria abilità nell’interpretare il linguaggio del corpo, e un bibliotecario il quale ritiene esista un unico peccato che cerca in tutti i modi di evitare, commettendone molti altri nel frattempo.

 

Acquistabile in libreria, su internet o direttamente da me (usufruendo dello sconto autore).

Ampie info sul libro e istruzioni per l’acquisto su www.calamandrei.it

 

martedì 13 marzo 2007

Pulsatilla; ovvero il blog come assicurazione sulla vita

martedì, 13 marzo 2007

Pulsatilla; ovvero il blog come assicurazione sulla vita

Ho finito di leggere La ballata delle prugne secche, un libro scritto dalla nota blogger Pulsatilla ( http://pulsatilla.splinder.com/ ). Molto divertente la prima parte; solo qualche buona battuta nelle successive. Assolutamente da non far leggere ai bambini (per gli argomenti e le espressioni usate). L’avevo comprato anche per capire qualcosa di più sul mondo dei blog, ma ne parla solo marginalmente. Molti brani del libro erano già sul sito di Pulsatilla; volendo, con quello che c’è sul blog, la ragazza ce ne può scrivere quattro o cinque di libri come questo. 

Questa riflessione (utilitaristica) sul trarre libri dal blog mi ha affascinato.
In fondo, uno fa una bella faticaccia a dover mettere on line con una certa frequenza e regolarità idee, riflessioni, brani o quel che è l’oggetto del blog. Ma dopo qualche mese o anno di questo impegno uno si ritrova un libro bello che pronto.

È un po’ come i piani di accumulo delle assicurazioni sulla vita o previdenziali. Uno deve tutti i mesi pagare una certa somma, e questa è già una seccatura. La somma versata certo ti rende meno di quello che farebbe se la investissi tu personalmente, e questa è una seconda seccatura. Ma alla fine ti ritrovi ad aver fatto un risparmio forzoso e hai messo da parte un capitale (il fatto che poi questo capitale sia misero lasciamolo un secondo da parte; non siamo qui parlare del nostro truffaldino sistema economico).

Lo stesso è il blog: sei, in un certo qual modo, obbligato a scriverci, ci dedichi un’energia che se dedicata a scrivere un libro darebbe migliori risultati e in un tempo ben più breve, ma almeno alla fine scrivi; cosa che alla fine non avresti fatto se non avessi avuto l’impegno del blog.
postato da: scriverecala alle ore 14:14 | link | commenti (1)
categorie: scrivere, vita vissuta, ho letto

Commenti:
#1  13 Marzo 2007 - 22:04
 
beh, dipende da ciò che si scrive, ovviamente.
un libro ha un'organicità che non necessariamente un blog possiede.
comunque mi hai incuriosito, e passo subito al blog che hai segnalato.
il bello della rete.... ;-)
Utente: razza75 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. razza75

lunedì 12 marzo 2007

La distribuzione dei libri degli esordienti

Ho lasciato un commento su http://balenebianche.splinder.com/post/11207219


sulla promozione dei libri degli esordienti.


Mi è venuto abbastanza articolato per cui lo riporto anche qui. Con un in bocca al lupo a Sabrina Campolongo.


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Innanzi tutto complimenti per aver pubblicato un libro. Farlo richiede un notevole sforzo, sia “materiale”, se così si può dire, nel reperire il tempo e la tenacia per dedicarsi alla scrittura, sia psicologico, nel prendere la decisione di esporsi di fronte agli altri.


Detto questo, mi pare che ti sia già resa conto che la pubblicazione non è un traguardo ma è solo il primo, indispensabile passo da fare se si vuole che gli altri arrivino a conoscere ed apprezzare quello che hai da dire. Se questo è il tuo scopo finale, quando ti ritrovi di fronte al tuo libro stampato certo ne puoi legittimamente gioire, ma non puoi fare a meno di porti la fatidica domanda: e ora?


La parte della “promozione” del proprio libro è quella indubbiamente più faticosa, perlomeno per chi ha un carattere come il mio. Ho conosciuto persone che si presentano abitualmente dicendo “mi chiamo Tizio e ho pubblicato un libro”. Bene, per loro sarà più facile; io, invece, ho un certo pudore a far sapere che amo scrivere e che, se uno è interessato, se proprio vuole, ci sarebbe anche un mio libro da comprare.


Bisogna però fare anche questo sforzo. Io, sostanzialmente, ho scritto il mio romanzo per lasciare traccia ai miei figli dei miei pensieri. E credo che loro, tra qualche anno, lo leggeranno (io, perlomeno, ci conto; non è mica detto!). Ma a questo punto mi piacerebbe che lo leggessero in tanti, anche perché le lodi che ricevo da chi lo ha letto sono una spinta eccezionale per darmi la forza di scrivere ancora altro. Ed ecco allora che mi sono sforzato di organizzare presentazioni, di mandare mail ai miei conoscenti e anche ad alcuni clienti (e mandarla ai clienti non mi è stato facile), di lasciare copia del libro nella mia sala d’aspetto (e questo, col rischio di passare per uno che si vanta, mi è costato tantissimo), di andare ad incontri di persone interessate alla lettura, di promuovere il mio sito (e ora il mio blog), addirittura di andare in tv (localissima; non la prendo neanche da casa mia).     


Tutto ciò è uno sforzo, talvolta è anche un piacere e una soddisfazione. Ma è indispensabile se si vuole raggiungere qualche risultato, perché se non lo farai tu non lo farà nessuno. In particolar modo non c’è da aspettarsi che siano i librai a selezionare e promuovere il tuo libro. E ciò non per cattiva volontà, ma perché non possono fare altrimenti. Secondo i dati di qualche anno fa, ogni ora vengono pubblicati sei nuovi libri (adesso saranno anche di più); di questi due sono ristampe e quattro sono novità. In una teorica libreria che contenga tutti i libri, ogni quarto d’ora ne arriverebbe uno nuovo da esporre, togliendo il posto ad un altro. Non so se questa immagine ti procura un po’ di vertigine; a me sì. È la stessa vertigine che si può provare se capita di pubblicare qualcosa su uno dei molti siti letterari dove chi lo desidera può inserire i propri lavori e ricevere commenti. Uno pubblica, poniamo, una poesia, che gli è costata grandi sforzi e piena di bellissimi sentimenti: dopo pochi minuti il tuo lavoro è passato dalla prima pagina alla seconda, sommerso da tutti quelli che sono arrivati dopo; in pratica è stato visibile al mondo per tre o quattro minuti. Se non hai provato i siti letterari, dopo aver pubblicato un post vai a vedere la pagina che riporta gli ultimi post lasciati su splinder. Il tuo messaggio dura nella prima pagina pochi secondi, poi viene inghiottito e scompare. Lo stesso accade per i libri. Le novità di autori non noti possono rimanere negli scaffali “di piatto” al massimo per una settimana, poi vengono infilati nello scaffale “di taglio” (e già così scompaiono alla vista dei clienti) per qualche altro tempo e poi vengono resi a chi li ha distribuiti. L’unica strategia per un autore non noto, penso sia quella di far autopromozione incanalando gli acquirenti verso uno o due librai con i quali abbia un buon rapporto e che, vedendo che ogni tanto  si vende, accettino di tenere esposto il tuo libro.


E poi utilizzare internet. 


Ho pubblicato oggi un post sul mio blog con una lista di libri sull’editoria e la distribuzione. Consiglio di leggere Avalon: si comprendono parecchie cose su come funzioni il mercato dei libri (e per prima cosa si comprende come quello sia, appunto, un mercato e non un luogo di promozione della cultura) e si affrontano le problematiche dell’esordiente con molta più serenità, capendo che le regole del gioco sono quelle.


In bocca al lupo per il tuo libro. Se lo trovo lo compro (e tieni conto che uno dei motivi per cui si vendono pochi libri in Italia è che chi vuole scrivere non compra quasi mai i libri degli altri esordienti).  


Mi è venuto un commentone, mi sa che lo posto anche su www.calablog.splinder.com

Libri sui libri e sul mondo dell'editoria


Libri che ho letto che parlano di libri e del mondo dell'editoria. Chi deve pubblicare è bene si legga Avalon.





Sui libri



 


Alberto Manguel



  • Una storia della lettura – Un libro sulla storia dei libri. E sulla lettura.


 


Hans Tuzzi



  • Collezionare libri – Un testo raffinatissimo sulla bibliofilia. L’autore occulto (Hans Tuzzi è un falso nome) ha poi scritto anche un giallo ambientato in quel mondo.


 


 


 



Sul mondo dell’editoria



 


Giorgio Maremmi



  • Avalon, l’agenda dello scrittore –  L’autore, che è un editore fiorentino spiega come funzionano le piccole case editrici ed illustra con cura i difetti tipici degli editori e degli scrittori.


 


Miriam Bendia – Antonio Barocci



  • Editori a perdere – Due giovani scrittori parlano (male) del modo con cui il mondo editoriale accoglie gli esordienti.


 


Emanuela De Crescenzo – Francesco De Filippo



  • Pubblicate esordienti? - Una lista di editori che pubblicano esordienti con una nota di Camilleri.

martedì 6 marzo 2007

Libri che parlano della Scrittura

Ecco la lista dei libri che parlano di Scrittura che ho letto indicati, più o meno, in ordine decrescente secondo il mio apprezzamento e l’utilità che ne ho tratto.


 


Stephen King



  • On writing –  Stephen King racconta la sua vita di scrittore e illustra le sue idee sulla scrittura. Pieno di consigli validi in senso assoluto, a prescindere dai generi: dovrebbe essere letto anche da chi aspiri a scrivere poesie o dolci romanzi tipo Harmony. King, sia detto per inciso, è uno che scrive benissimo anche quando parla di cani assassini o persone incatenate a un letto.


 


Vincenzo Cerami



  • Consigli a un giovane scrittore – Dove ho imparato molto sui conflitti, sulle tinche, sulle telefonate e sui tiranti (altrimenti detti metonimie).


 


Kit Reed



  • La revisione – Che tratta della fase che forse mi piace di più dello scrivere.


 


André Jute



  • Scrivere un thriller – Un buon lavoro che affronta le tematiche specifiche del thriller.


 


Mario Vargas Llosa



  • Lettere ad un aspirante scrittore – Dove mi sono rimaste impresse le osservazioni sugli scostamenti, sui vasi comunicanti e sul dato mancante.


 


Raymond Carver



  • Il mestiere di scrivere – Oltre a osservazioni sulla scrittura contiene molte note autobiografiche.


 


Bice Mortara Garavelli



  • Prontuario sulla punteggiatura – Interessante analisi della punteggiatura. Mi serviva a chiarirmi alcuni dubbi sulle regole della grammatica italiana. Mi ha confermato che le regole della grammatica italiana sono abbastanza evanescenti e ognuno fa come gli pare.


 


Fruttero & Lucentini



  • I ferri del mestiere. Manuale involontario di scrittura con esercizi svolti. – Non si tratta di un vero e proprio saggio ma di una raccolta di scritti vari che ripercorrono le varie tappe della carriera del duo nel mondo editoriale, in particolar modo come curatori di Urania. Sono molto interessanti i brani dedicati alle problematiche delle traduzioni.


 


Alessandro Lucchini



  • Business writing – Note molto pratiche, da utilizzarsi per migliorare la comunicazione nel business. Ma qualcuna può risultare utile anche per chi scrive racconti.


 


Scuola Holden



  • Fare il punto di Autori vari della Scuola Holden di Baricco. - Un opuscolo con note sulla punteggiatura allegato alla serie di fascicoli “Scrivere” della De Agostini. È un libretto che tratta la punteggiatura da un punto di vista “filosofico” più che tecnico. Tutto molto gigioneggiante e di poca utilità pratica.

sabato 3 marzo 2007

Stephen King e l’haiku tombolato

Stephen King e i promotori dell’haiku tombolato (ovvero formato sul loro sito con terne di versi estratte dal computer a caso – vedi post precedente) la pensano alla stessa maniera.
Gli appassionati di Cascina Macondo, dopo aver con dovizia e precisione spiegato nei dettagli che processo altamente spiritualmente sia quello di creare un haiku, se ne vengono infatti fuori con una pagina del loro sito http://haiku.cascinamacondo.com/ dove è possibile creare, con un meccanismo che ricorda un po’ i videopoker, degli haiku pescando le classiche tre strofe da un data base informatico.
Questa apparente eresia ha però una sua giustificazione teorica. Di fatto, dicono a Cascina Macondo, gli haiku esistono già e il poeta si limita a scoprirli. Non è detto che la scoperta non possa essere fatta da un computer.

Trascrivo testualmente dal loro sito:

Jan Skàcel dice:
"I poeti non inventano le poesie; la poesia è in qualche posto là dietro,
è là da moltissimo tempo. Il poeta non fa che scoprirla"
È una riflessione che cambia le carte in tavola.
Ci invita a riflettere su quell'atteggiamento mentale, diffuso anche nell'arte,
che vanitosamente mette l'uomo al centro dell'universo.
L'uomo non "crea", non "inventa" la poesia, ma la "scopre", ci dice Jan Skàcel.
La poesia esiste già!
Assecondando questa riflessione ci mettiamo alla ricerca dei "luoghi" (reali o mentali)
in cui la poesia si annida. ll poeta ha il compito di scovarla e portarla alla luce.
La riflessione è simile a quella che Michelangelo fece relativamente alla scultura.
Uno scultore, diceva, deve soltanto togliere da un blocco di marmo ciò che è superfluo.
La sua bellissima statua è già lì, nascosta dentro il blocco di marmo informe.
Lo scultore non deve fare altro che scoprirla, togliere il marmo superfluo.
La scultura è l'arte del levare.


Questa concezione della scrittura (o della scultura) come scoperta di un qualcosa che esiste già la sostiene anche Stephen King nel suo “On writing” (un libro dove King racconta la sua vita di scrittore e illustra le sue idee sulla scrittura. Pieno di consigli validi in senso assoluto, a prescindere dai generi: dovrebbe essere letto anche da chi aspiri a scrivere poesie o dolci romanzi tipo Harmony. King, sia detto per inciso, è uno che scrive benissimo anche quando parla di cani assassini o persone incatenate a un letto).

Secondo Stephen King lo scrittore che ha un idea per un racconto è come un paleontologo che scopre nel terreno un frammento di un fossile. Suo compito, a quel punto, è disseppellire pazientemente l’intero scheletro, cercando di rovinarlo il meno possibile. La storia esiste già, lo scrittore deve limitarsi a recuperarla e a rispettarla.

Per quel che mi riguarda sono d’accordo. Mi è capitato più volte di fermarmi a lungo di fronte ad un nodo della trama che non voleva svolgersi o a problemi di raccordo tra varie situazioni. Poi, ad un certo punto viene il lampo e tutto si collega con minimi aggiustamenti. La soluzione era stata sempre lì, di fronte a me, ed era naturale che fosse così, ed ero stato cieco io a non vederla sinora.

Purtroppo non è possibile fare dei romanzi tombolati. Ma gli haiku, forse, sì.

giovedì 1 marzo 2007

Haiku: questo conosciuto

Io scrivo poesie molto raramente; di haiku, poi ne ho scritti quattro in vita mia, uno per ogni stagione (vedi http://www.calamandrei.it/haiku_quattro_stagioni.htm, proprio come la pizza).


Nondimeno girando per il web mi sono imbattuto in Cascina Macondo http://haiku.cascinamacondo.com/ che è un sito sugli haiku spettacolare.


Questi di Cascina Macondo forniscono un’ampia serie di informazioni e definizioni su haiku, senryu e simili.


Inoltre organizzano ogni anno un concorso e dunque, per evitare discussioni sull’inserimento negli haiku dell’esatto numero di sillabe, hanno pensato bene di creare un DOCUMENTO UFFICIALE DI CASCINA MACONDO SULLA DIVISIONE IN SILLABE DELLE PAROLE IN LINGUA ITALIANA PER LA COMPOSIZIONE DI HAIKU che tratta con un dettaglio bellissimo di LE SILLABE - L'ACCENTO - IL VERSO - LA METRICA - LA PROSODIA. Ho avuto così conferma che se uno volesse fare il poeta serio, senza limitarsi ai versi liberi, si dovrebbe fare un mazzo così.


Dato che a Cascina Macondo sono decisamente precisi hanno messo sul sito una RIFLESSIONE SUI SISTEMI DI VOTAZIONE in cui spiegano quali sono i difetti dei vari sistemi di votazione dei concorsi letterari e spiegano, anche con dimostrazioni matematiche, perché nel loro hanno scelto di adottare il SISTEMA A COPPIE ALTERNATE (in pratica, fanno una specie di girone all’italiana tra gli haiku finalisti). Il concorso sugli haiku è tuttora aperto ed è possibile votare i partecipanti.  Anche se mi pare di aver capito che il voto del pubblico pesa sul giudizio finale in maniera trascurabile (tipo le reti segnate nel calcio: vince chi ha segnato più reti in caso di parità nei punti, nei risultati degli scontri diretti e nella differenza reti).


Per chi volesse partecipare al concorso senza sapere nulla di haiku, niente problemi, sul sito c’è anche l’HAIKU TOMBOLATO, ovvero un generatore automatico di haiku. La dignità di questo sistema di creare gli haiku è anche spiegata da un punto di vista teorico e, per certi versi, ne condivido la spiegazione. Ma di questo meglio parlarne in un altro post.


 


Io ho provato a creare un haiku tombolato e mi è venuto:


 


suole di vento


per le strade del mondo


essere un altro


 


 Non male, forse partecipo al concorso.